Le misure di welfare più richieste dai lavoratori, ad oggi, sono quelle della categoria «scuola e istruzione» (40% degli acquisti). Seguono i fringe benefit (20%) la previdenza (15%) e l’assistenza sanitaria (13%).

Lo spiega Assolombarda nel 1° Report sul welfare in Lombardia. Con 2.666 accordi attivi (2.358 aziendali e 308 territoriali), secondo i dati del Ministero del Lavoro, la Lombardia è la regione più virtuosa e con la presenza più alta di contratti per la produttività e welfare (seguono Emilia-Romagna, con 1.252 contratti, e Veneto con 1.175 contratti).

A livello nazionale il welfare si manifesta nei contratti nazionali quasi esclusivamente in due forme:

  • previdenza complementare
  • assistenza sanitaria integrativa.

Due contratti, invece, si distinguono dagli altri: metalmeccanico e orafi, perché prevedono uno specifico importo da destinare alle iniziative di welfare aziendale.

I benefit di maggior successo sono quelli che supportano formazione e assistenza o facilitano la mobilità, integrano le forme previdenziali o attengono a cultura e tempo libero.

Frequentemente, ma in calo, il welfare aziendale assume la forma della mensa e buoni acquisti o agevola il lavoratore sotto profili sanitario, finanziario o assicurativo. Più raramente il welfare aziendale è legato alla gestione dei tempi di lavoro (ferie, permessi o orario) o si concretizza in servizi di pubblica utilità o in forme di sostegno alla maternità.