Welfare
Welfare e parità di genere a beneficio della donna
A cura della redazione
Ad un paio di giorni dalla ricorrenza della Festa della Donna, risulta opportuno sottolineare ancora una volta l’unanime presa di posizione proveniente da ogni contesto sociale e lavorativo che evidenzia quanto sia ancora marcata la disparità tra uomo e donna.
Una disparità confermata dai dati studiati ed analizzati nel dettaglio, alla ricerca delle motivazioni e imbastendo soluzioni, ma restando di fatto immutati negli anni. La politica e il governo ne sono consapevoli e le intenzioni di cercare di colmare questa disparità passano anche dal welfare che permetterebbe alle donne di dedicare alla carriera le stesse energie dei loro colleghi uomini, superando la scelta tra famiglia o lavoro.
La parità di genere è ribadita tra le priorità del Governo in carica che avrebbe già individuato gli ambiti di intervento, sviluppando azioni concrete e mirate. Necessita pertanto un piano strutturato, coerente e complessivo che affronti la questione in modo completo partendo dalla rimodulazione dei progetti per la parità di genere previsti nel Recovery Fund. Un sostegno all’occupazione femminile che non sia una semplice rielaborazione di misure di sgravi fiscali, ma che porti ad una cordata collaborativa di ministeri interessati quali quelli: della Pubblica Amministrazione, del Lavoro, della Famiglia, della Sanità, dell’Istruzione e della Disabilità.
Parte delle risorse dovrebbero essere pertanto impiegate per colmare il divario di genere e aprire nuove opportunità anche alle donne con investimenti che partano dai primi livelli dell’istruzione scolastica e non rischiare di tenere fuori dal mondo del lavoro metà dei talenti femminili. Si calcola che per ogni 1000 donne che entrano nel mercato del lavoro si potrebbero creare fino a 150 posti aggiuntivi nel settore dei servizi, che con ogni probabilità andrebbero a occupare altre donne.
Una circolarità che potrebbe evitare anche quella crisi sociale che molti temono, perché le famiglie con un doppio stipendio sono ovviamente meno a rischio di povertà.
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