L’attenuarsi dell’attuale emergenza sanitaria, come confermato dai dati in calo a livello nazionale, porta le aziende ad orientarsi verso una fase di “ricostruzione” nel loro interno avendo, molte di queste, toccato la soglia del non ritorno.

Una fase fondamentale che porterà ad una nuova e consapevole cultura del welfare all’interno dell’azienda, differente a seconda della finalità perseguita con i piani welfare ante pandemia. Infatti, da un lato, abbiamo le aziende che consideravano il welfare aziendale come uno strumento per esaltare la propria immagine oppure per alleggerire un po’ i costi relativi alla parte variabile dello stipendio dei dipendenti. Dall’altro lato, le aziende che hanno investito non soltanto sui flexible benefit e sulla convertibilità del Premio di produzione, ma che hanno costruito organici piani di welfare aziendale a partire dall’ascolto reale delle esigenze delle persone, coinvolgendo il sindacato, se presente, in una dinamica di ridefinizione dello scambio tra prestazione e salario capace di contabilizzare anche il benessere della persona tra gli elementi da tenere in considerazione. Queste aziende, saranno ancora più protagoniste sul fronte del rafforzamento del benessere dei lavoratori.

Due approcci differenti che l’emergenza sanitaria in atto ne ha di fatto sottolineato le caratteristiche e portato ad una riflessione di un possibile cambio di rotta della propria cultura organizzativa. Di fronte alle criticità cui è stata ed è tuttora sottoposta la business continuity delle imprese i datori di lavoro si sono resi conto, una volta di più, di quale sforzo e di quale capacità operativa possano essere protagonisti team aziendali realmente motivati e in grado di generare risposte che solo una forte spinta verso la reciprocità, generata da condotte attente alla persona nella sua totalità, è in grado di attivare.

Il riferimento è ovviamente a quelle aziende dove la comprensione di ciò che stava accadendo non è stata nascosta con l’ordine di lavorare comunque e a testa bassa, ma che prima delle esigenze produttive hanno anteposto la salute dei loro dipendenti.