Si sta sviluppando una tendenza sempre più diffusa, con la complicità di questa pandemia, con ancora esauritasi e con la naturale visione delle nuove generazioni che sono sempre più orientate ad un sistematico ricambio del lavoro, legato alla compatibilità tra lavoro e vita sociale. Ma come si comporterà di conseguenza il mercato del lavoro alla vigilia di questo autunno di rinascita delle attività produttive? Matura la tendenza di cercare un nuovo impiego per quanti lavorano in aziende dove la flessibilità di lavoro e le politiche di Smart Working non verranno riconfermate per il futuro e statisticamente si parla di un lavoratore su quattro. Di conseguenza le aziende si troveranno ad affrontare il problema dei costi e di perdita di competenze legato al turnover che inevitabilmente si manifesterà. Questa perdita si stima sia pari a circa 7 mesi di retribuzione della persona che si andrà a sostituire. Tra le varie soluzioni che potrebbero essere adottate ci sarà il mantenimento e l’ampliamento di sistemi di flessibilità, ritenuta la base di qualsiasi iniziativa, ma non basta. Sarà necessario far evolvere misure emergenziali in iniziative più strutturate e supportate da strumenti tecnologici evoluti e accessibili a tutti. Costruire una nuova dimensione lavorativa attraverso l’ascolto del proprio personale, l’acquisizione di nuove soluzioni digitali e piani di welfare innovativi e cuciti sulla realtà aziendale, potrebbero essere queste soluzioni un buon inizio per aumentare l’engagement e attrarre (e trattenere) talenti dal mercato di riferimento.