La Corte di Cassazione, con la sentenza 5 luglio 2016 n.13682, ha deciso che incombe sul lavoratore l’onere di provare che il datore di lavoro ha richiesto per un certo periodo di tempo prestazioni per un numero di ore superiore a quello risultante dalla lettera di assunzione.

Nel caso preso in esame dalla Suprema Corte, una lavoratrice era ricorsa al giudice del lavoro al fine di ottenere le spettanze per aver lavorato un maggior numero di ore rispetto a quelle fissate nel contatto individuale, ricorrendo alle deposizioni di alcuni testimoni.

Le testimonianze nel giudizio d’appello però sono risultate infondate per diversi motivi: alcune non hanno riferito circa il thema decidendum, altre hanno confermato che l’orario lavorativo svolto era compatibile con quello sostenuto dal datore di lavoro, altre ancora non hanno reso affermazioni concludenti e infine un teste ha riferito di una durata dell’orario di lavoro superiore a quello sostenuto dalla lavoratrice dimostrando così di non essere a conoscenza dell’effettiva durata del rapporto di lavoro.

La Corte di Cassazione ha quindi rigettato il ricorso della lavoratrice condividendo le motivazioni della Corte d’appello.