Promozione per selezione: l'esclusione del lavoratore deve essere motiva dall'azienda
A cura della redazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza 29/04/2009 n.10003, ha precisato che in caso di indizione di una selezione per la promozione alla qualifica superiore, il lavoratore che viene escluso ha diritto di conoscere i criteri di scelta adottati dall'azienda e le motivazioni della sua esclusione.
La Suprema Corte ha ricordato che secondo il principio generale anche se la promozione non è stata attuata attraverso un concorso o la selezione e con una graduatoria conclusiva, bensì attraverso una scelta da effettuare sulla base di predeterminati criteri di valutazione, per il principio di correttezza e buona fede il datore di lavoro ha l'onere di dare adeguata motivazione della scelta e dell'applicazione dei criteri indicati e ogni interessato, in quanto formalmente legittimato alla scelta, ha diritto di conoscere tale motivazione con la conseguenza che l'assenza di motivazione, in quanto omissione non consente alcun pur esterno e formale controllo sull'applicazione dei criteri di scelta, costituisce inadempimento che è di per se causa di danno sotto il profilo della perdita di ciance. Pertanto il dipendente che lamenta la violazione della procedura di promozione ha l'onere di allegare e provare inadempimenti ed errori nella valutazione eseguita dal datore e ha il conseguente onere di provare il rapporto causale fra inadempimento e danno, ma solo la motivazione pone il dipendente nelle condizioni di contestare specificamente l'atto. Il suo onere probatorio presuppone, quindi, che vi sia una motivazione dell'atto da contestare, con la conseguenza che nell'ipotesi in cui la promozione è effettuata per scelta datoriale sulla base di predeterminati criteri di valutazione e la motivazione manchi, sussiste un salto logico, che conferisce all'esercizio del potere datoriale il carattere dell'arbitrarietà.
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