La Corte di Cassazione con la sentenza 21/05/2002 n.7459 ha stabilito che in caso di omissioni contributive da parte del datore di lavoro, il lavoratore deve far valere il proprio diritto alla regolarizzazione non nei confronti dell'azienda, ma nei confronti dell'INPS creditore degli stessi. Le ragioni di tale presa di posizione della Suprema Corte possono essere così sintetizzate: - perché l'INPS nonostante la tempestiva comunicazione della omissione contributiva da parte del datore di lavoro non ha provveduto a riscuotere i contributi dovuti lasciando trascorrere il termine di prescrizione decennale; - perché a tale inottemperanza dell'Ente previdenziale il lavoratore non ha potuto e neppure potrà mai in futuro sopperire. Infatti spiega la Corte di Cassazione, in questa situazione appare legittimo far gravare sull'INPS le conseguenze che discendono dalla violazione degli obblighi di comportamento cui l'Istituto previdenziale è tenuto nell'ambito del rapporto giuridico con il lavoratore assicurato. Pertanto se l'Istituto non ha provveduto a conseguire dal datore di lavoro i contributi omessi, nonostante sia venuto tempestivamente a conoscenza dell'omissione, lo stesso è tenuto a provvedere alla regolarizzazione della posizione assicurativa del lavoratore, che ne ha fatto richiesta ed al quale è precluso ricorrere alla costituzione della rendita ex L. 1338/62 o all'azione di risarcimento danni ex art. 2116 c.c..