Non si possono imporre le ferie se il lavoratore ha diritto allo smart working
A cura della redazione

Il Tribunale di Grosseto, con l’ordinanza 23 aprile 2020, ha deciso che il datore di lavoro non può imporre al lavoratore di fruire delle ferie se quest’ultimo, essendo affetto da patologie, ha diritto a fruire del lavoro agile. Nel caso in esame, un lavoratore, con una grave patologia polmonare, ha impugnato il rifiuto dell’azienda, nel periodo di emergenza epidemiologica, dell’adibizione al lavoro agile, a differenza di tutti gli altri colleghi del suo reparto. L’azienda si era limitata a prospettargli il ricorso alle ferie anticipate, da computarsi su un monte ferie non ancora maturato, in alternativa alla sospensione non retribuita del rapporto.
Il Tribunale di Grosseto, richiamando i DPCM che raccomandano lo svolgimento dello smart working, ha deciso che, laddove il datore sia nelle condizioni di applicare il lavoro agile, il ricorso alle ferie non può essere indiscriminato, ingiustificato o penalizzante, soprattutto nei confronti dei dipendenti che, per le precarie ragioni di salute, abbiano un titolo di priorità per l’accesso al lavoro a distanza.
Secondo il Giudice, infatti, l’imposizione delle ferie non solo non trova fondamento normativo alcuno, ma si profila contrario al principio generale per cui le ferie servono a compensare annualmente il lavoro svolto con periodi di riposo, consentendo al lavoratore il recupero delle energie psico-fisiche e la cura delle sue relazioni affettive e sociali.
Per tali motivi, il Tribunale di Grosseto ha accolto il ricorso del dipendente e ha ordinato alla società di consentirgli lo svolgimento delle mansioni contrattuali in modalità di lavoro agile.
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