Secondo il Rapporto welfare Index PMI 2018, all’interno del grande tema della flessibilità che forma oggetto dei piani welfare, si collocano anche le misure a supporto della genitorialità.

Si tratta di tutte quelle soluzioni che vengono attivate dall’azienda al fine di far conciliare al dipendente i tempi di vita e di lavoro.

Secondo il rapporto Index 2018 tra queste misure vi rientrano i permessi aggiuntivi retribuiti per maternità e/o paternità oppure l’integrazione completa del congedo di maternità e paternità.

In sostanza l’azienda concede al lavoratore la possibilità di assentarsi dal luogo di lavoro per un numero di giorni retribuiti superiore a quello previsto dal legislatore e dal contratto collettivo applicato, al fine di dedicare maggior tempo alla famiglia e alla cura dei figli.

Non mancano nei piani welfare le convenzioni attivate con gli asili nido, con le scuole materne, con i centri gioco oppure con le strutture che offrono i servizi di dopo scuola.

In questo modo l’azienda offre al dipendente, tramite la consegna dei voucher, la possibilità di fruire dei citati servizi a costi inferiori rispetto a quelli di mercato.

Se il voucher rappresenta un solo bene o servizio, nei suoi confronti non opera il limite di importo pari a 258,23, di cui all’art. 51, c.3 del TUIR, superato il quale l’intera somma diviene imponibile.

Sempre al fine di conciliare i tempi di vita e lavoro, le imprese di maggiori dimensioni riescono anche a predisporre gli asili nido aziendali.

Infine, secondo il rapporto Index i piani welfare includono anche i servizi di baby sitting. Il costo di quest’ultimo benefit rientra, così come ricordato anche dall’Agenzia delle entrate con la circolare 28E/2016, nella lettera f-bis) dell’art. 51, c.2 del TUIR con la conseguenza che le eventuali spese sostenute dal dipendente possono formare oggetto di rimborso da parte del datore di lavoro.