Le convenzioni con palestre e centri benessere sono le iniziative culturali e per il tempo libero più diffuse
A cura della redazione
Secondo il rapporto welfare Index PMI 2019, il 6,8% delle aziende monitorate prevede nei piani welfare iniziative dedicate alla cultura e al tempo libero e tra queste primeggiano le convenzioni che il datore di lavoro stipula con palestre, centri sportivi e centri benessere (3,7%).
Quasi due terzi delle aziende che prevedono tale tipo di iniziative le inseriscono nei piani welfare unilateralmente senza ricorrere ad accordi o regolamenti aziendali (63,6%).
Gli altri flexible benefit che rientrano in quest’area riguardano gli abbonamenti a prodotti/servizi ricreativi e culturali. Si pensi ad esempio agli abbonamenti a cinema, teatro, a riviste specializzate o alla TV.
L’1,7% delle PMI sostiene inoltre il costo per viaggi, soggiorni o altre esperienze ricreative per i propri dipendenti.
Inoltre, nei piani welfare non mancano le convenzioni con strutture particolari che offrono percorsi di formazione extraprofessionale ai dipendenti al fine di coltivare i propri hobby (corsi di musica, recitazione, fotografia, ecc.).
E’ bene ricordare che tutti questi beni e servizi rientrano nel campo di applicazione dell’art.51, c.2 lett.f) del TUIR, con la conseguenza che non possono essere oggetto di rimborso da parte del datore di lavoro e quindi non possono essere sostenuti direttamente dal lavoratore.
Infine solo l’1,2% delle PMI si attiva per fornire la possibilità di far frequentare centri estivi e invernali ai figli dei lavoratori, anche se questi ultimi rientrano nella lett. f-bis) del citato articolo del TUIR e come tali non concorrono alla formazione del reddito di lavoro dipendente e sono deducibili integralmente se previsti con contratto o accordo aziendale oppure con regolamento che configura l’adempimento di un obbligo negoziale (A.E: circ. n. 28/E del 2016).
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