Il versamento dei contributi ai fondi di previdenza complementare, secondo il rapporto welfare Index 2019, rimane tra le iniziative di welfare aziendale maggiormente fruite dai lavoratori, anche perché il 53% delle aziende lo effettua in applicazione del CCNL.

Il vantaggio del versamento dei contributi alla previdenza complementare per il lavoratore non si esaurisce nella semplice previsione di un incremento del trattamento pensionistico per il lavoratore, ma anche nella non concorrenza alla formazione del reddito imponibile, essendo un onere deducibile, ai sensi dell’art. 10, lett. e-bis), nel limite di 5.164,57 euro.

Inoltre, non va dimenticato che la Legge di Bilancio 2017 ha anche previsto che è possibile sostituire il premio di risultato con i contributi alle forme pensionistiche complementari oltre ad aver disposto che il premio di risultato erogato sotto forma di contribuzione non è soggetto a tassazione anche se i contributi superano il limite di deducibilità.

Pertanto i contributi alla previdenza complementare se versati in sostituzione del premio di risultato possono essere esclusi dalla formazione del reddito complessivo del lavoratore per un importo di euro 8.164,57 euro (dato dal limite di deducibilità pari a 5.164,57 euro + 3.000 euro di premio di risultato convertibile). A questo importo è poi possibile aggiungere ulteriori 2.582,29 euro per i lavoratori di prima occupazione, limitatamente ai primi 5 anni di contribuzione.