Nella speranza di sconfiggere quanto prima questa situazione epidemiologica, seguirà poi un periodo di assestamento e di richieste più concrete rispetto alla nutrita gamma di opportunità che i vari flexible benefits ci hanno fino ad ora proposto. Nuove consapevolezze che sistematicamente porteranno l’utenza a spendere il proprio budget non più  verso  viaggi esotici o altre forme di spesa dell’area lifestyle, ma  più  probabilmente verso ben altro: la spesa quotidiana, la copertura dei costi per l’asilo nido o della babysitter, il rimborso delle spese per i libri o le scuole dei figli, convenzioni commerciali vantaggiose, il rimborso per le spese sanitarie e di assistenza agli anziani o ai familiari non autosufficienti, l’accesso a prestiti, il sostegno per il pagamento dei mutui. Tutte opportunità spesso già presenti nei vari piani welfare proposti, ma che favoriranno una rivisitazione degli stessi a fronte delle nuove necessità emerse. La ridefinizione e l’ampliamento delle coperture garantite dall’assistenza sanitaria, eventualmente rafforzabili mediante prodotti assicurativi; il rafforzamento dell’area della conciliazione vita-lavoro sia rispetto alle necessità collegate alla presenza di figli piccoli, sia considerando le necessità per i genitori anziani spesso non autosufficienti; il potenziamento dei benefit di sostegno al reddito. Queste le prime proposte sulle quali immaginare un nuovo welfare aziendale che potrebbe partire anche attraverso una costante apertura al territorio e facendo sistema nella direzione di un vero “welfare responsabile”, per attivare più stretti legami con l’offerta pubblica dei servizi sanitari e socio-assistenziali e per coinvolgere il terzo settore, con appositi accordi.