Secondo il rapporto welfare Index PMI del 2021 una quota di aziende con un livello alto o molto alto nell'area salute e assistenza è cresciuta costantemente negli ultimi anni, passando dal 14,8% nel 2017 al 16,5% nel 2019 fino al 22,6% nel 2021.

Se si dovessero considerare anche le imprese con un livello medio, la quota di imprese attive si attesta poco al di sopra del 50%.

In quest’area rientrano per prime le iniziative di sanità complementare.

L’opzione prevalente è l’adesione da parte dell’impresa al fondo sanitario di categoria istituito dai CCNL, ma è importante anche la capacità delle imprese di contribuire con iniziative autonome, attraverso la sottoscrizione di polizze sanitarie aziendali o l’adesione a fondi sanitari di secondo livello o aperti. Dove presenti, questi strumenti coprono generalmente tutta la popolazione aziendale, ed in alcuni casi si estendono anche i familiari.

A integrazione di queste iniziative, una quota rilevante di imprese mette a disposizione dei lavoratori strutture o servizi di assistenza sanitaria.

Tra queste ultime spiccano le iniziative di prevenzione, lo sportello medico interno e le convenzioni con studi dentistici.

Vi sono poi aziende che attivano campagne per la promozione della salute e della prevenzione.

Tali servizi sono variamente erogati attraverso uno o più canali: fondi e polizze sanitarie, piattaforme di flexible benefit, iniziative aziendali.

Non mancano datori di lavoro che siglano convenzioni con centri di recupero, assistenza psicologica e riabilitazione oppure che erogano assegni per cure mediche specialistiche per i bambini o per il servizio pediatrico.

Infine non mancano aziende che erogano servizi o rimborsano spese per l’assistenza a familiari anziani e non autosufficienti.