Non c’è dubbio che ricorderemo il 2020 come un anno che sotto diversi aspetti ci ha messo a dura prova per la drammaticità di una pandemia ed eventi che tuttora ci accompagnano. Un anno in cui è stato necessario rivoluzionare completamente il modo di lavorare e di conseguenza il modo di vivere e di porsi a livello sociale. Certezze e consuetudini professionali e sociali messe in discussione se non addirittura completamente cancellate: come cancellati sono stati migliaia di posti di lavoro a livello nazionale.

Nel secondo trimestre 2020, durante la prima ondata pandemica, la produzione industriale è calata di quasi il 30% con una crescita inferiore rispetto ai dati registrati ad inizio anno e grazie all’utilizzo massivo degli ammortizzatori sociali si è ridotto il tasso di occupazione, come la crescita delle retribuzioni. Un clima ostile per poter ipotizzare aumenti retributivi per il prossimo anno, per le incertezze presenti ed un costo in aumento per le retribuzioni che la maggior parte delle aziende dovrebbe sostenere.

Una nuova chiave di lettura, un’opportunità che un piano di welfare aziendale personalizzato potrebbe sostenere, attraverso la proposta di servizi dedicati, è la ricerca di un nuovo asset tra i benefici, i costi e la sostenibilità nel tempo degli stessi. Un interessante compromesso per mirare a politiche compensative e godere di benefici fiscali a patto che non risulti un’unica via d’uscita per non compromettere di fatto concetti fondamentali ed ispirativi che il welfare aziendale sostiene, ovvero il benessere sul posto di lavoro, oggi più che mai, una conquista.