I rischi psicosociali nel settore agricolo
A cura della redazione
Quando parliamo di settore agricolo, siamo abituati a considerare soprattutto i rischi più tradizionali, legati ad esempio ad agenti fisici, alle attrezzature, alle sostanze chimiche impiegate. Uno studio EU-OSHA porta, invece, alla luce l’impatto dello stress psicosociale nelle professioni agricole, evidenziando cause e possibili soluzione di prevenzione e gestione.
Lo studio delle cause
Lo studio dell’EU-OSHA, l’Agenzia europea per la salute e sicurezza sul lavoro, investiga l’impatto dell’esposizione ai rischi psicosociali sui lavoratori del settore agricolo. Per fare qualche esempio è stato stimato che il burn-out colpisca circa un agricoltore su quattro in Irlanda, mentre in Francia se ne suicida uno ogni due giorni. I dati preoccupanti evidenziano quanto le patologie derivanti da stress siano diffuse e potenzialmente gravi per questa categoria, per cui meritano una valutazione e uno studio delle misure di prevenzione approfondito.
Va anzitutto considerato come sono strutturate le imprese del settore: 93% delle fattorie in Unione Europea sono imprese a gestione familiare, all’interno delle quali più della metà del personale impiegato proviene da nucleo familiare. Nelle imprese più grandi, invece, grossa parte della forza lavoro è costituita da personale stagionale.
Il documento analizza alcune delle principali cause identificate dei rischi psicosociali per la categoria.
- Isolamento sociale: gli orari di lavoro, la necessità di essere sempre a disposizione e nelle vicinanze, la difficoltà nel prendersi giorni di riposo, nonché il fatto di trovarsi in aeree poco urbanizzate, rendono difficile intrattenere rapporti sociali e possono creare tensioni nelle famiglie.
- Mancanza di riposo: ancora gli orari di lavoro, che possono andare oltre le 48 ore settimanali, la difficoltà nel prendersi pause e giorni di riposo causano stress, stanchezza cronica.
- Insicurezza economica: il senso di precarietà riguarda sia i lavoratori stagionali, sia gli altri agricoltori che devono affrontare un mercato che varia anche rapidamente, nuovi regolamenti emessi, la difficoltà ad accedere al credito per investimenti talvolta necessari per rimanere competitivi o per rispettare nuove normative.
- Cambiamenti del settore: sono numerosi i cambiamenti che il settore deve affrontare, che riguardano regolamenti, tecnologie, domanda di prodotti, aspetti demografici ed economici. Il risultato è un aumento del carico di lavoro, anche mentale, degli agricoltori.
- Stereotipi tossici: i contadini sono spesso visti come figure stoiche, caratterizzate da forza, esempio di machismo e questo può aumentare il senso di isolamento.
- L’opinione pubblica: l’attenzione ai temi ambientalisti di sfruttamento delle risorse e degli animali, mette sotto i riflettori il lavoro degli allevatori, che sentono le proprie ragioni non ascoltate e il valore del loro lavoro non riconosciuto.
- Fattori demografici: i rischi psicosociali si possono aggravare in alcuni gruppi più vulnerabili o presentare elementi differenti. Ad esempio, nel caso delle lavoratrici laddove il carico di lavoro domestico non sia bene distribuito o dei gruppi di lavoratori stagionali, spesso stranieri, che vivono situazioni di precarietà, isolamento sociale e sono soggetti a violenza verbale, psicologica e sfruttamento.
Le misure identificate
Per valutare correttamente il fenomeno, oltre ai dati raccolti, sono stati coinvolte in interviste alcune parti interessati, fra cui sindacati di settore, rappresentazione di imprese agricole, associazioni di imprenditori agricoli, cooperative. Il coinvolgimento delle parti interessate è servito a raccogliere maggiori dati sull’effettivo impatto dei rischi psicosociali, ma soprattutto per conoscere le azioni di prevenzione messe in atto e le buone prassi per affrontare. Dai casi studio, il team dell’EU-OSHA ha identificato una serie di attività che potrebbero costituire un piano di azione per i paesi dell’Unione, per le organizzazioni di settore e per gli imprenditori agricoli. Vediamo più nel dettaglio le misure dedicate a quest’ultimi:
- valutare i rischi psicosociali e sviluppare piani di azione specifici. Il documento riporta i fattori da considerare e alcuni esempi di strumenti, come la piattaforma dell’agenzia europea per la salute e sicurezza OiRA;
- includere la prevenzione dei rischi psicosociali nelle politiche aziendali;
- investire nella formazione di salute e sicurezza, includendo temi sul benessere mentale;
- diversificare le attività, apportando benefici sia alla produzione, sia agli impatti su salute e ambiente;
- assicurare che i lavoratori stagionali e immigrati siano assunti regolarmente.
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