Quando si parla di welfare aziendale si pensa in prima battuta ad un paniere di beni e servizi che il datore di lavoro offre, gratuitamente, ai propri dipendenti.

Questo da un lato è vero, però se sintetizzassimo la definizione di welfare aziendale solo con flexible benefit riconosciuti dal datore di lavoro andremmo a sminuire la vera portata di un tale servizio.

Secondo uno studio effettuato dal progetto EQuIPE2020, finanziato nell’ambito del PON SPAO con il contributo del Fondo Sociale Europeo 2014-2020 e realizzato da AnpalServizi S.p.A è infatti risultato che attraverso l’adozione di un piano di welfare, un’azienda può raggiungere diversi obiettivi.

Al primo posto, sicuramente, dobbiamo mettere quello di favorire il benessere dei propri dipendenti, anche supportando il loro potere d’acquisto reale.

Ma come accennato all’inizio non è solo questa la ratio del welfare aziendale. Un secondo obiettivo è quello di attrarre e trattenere i talenti e motivare i lavoratori, focalizzando la propria attenzione sul dipendente e dando soddisfazione ai suoi bisogni personali e familiari. In tal modo, da un lato è rafforzato il senso di appartenenza e coinvolgimento del dipendente, dall’altro l’azienda migliora la propria brandimage e brandreputation, rendendosi ambita sul mercato del lavoro.

Secondo l’analisi compiuta dal progetto EQuIPE2020 è risultato inoltre che il welfare aziendale ha anche come obiettivo quello di aumentare la produttività e l’efficienza, rendendo misurabile questo incremento attraverso indicatori di produttività.

I piani welfare perseguono inoltre il fine di ottimizzare i costi delle politiche di incentivazione, in un’ottica di totalreward e di favorire la conciliazione dei tempi famiglia-lavoro (si pensi alla flessibilità in entrate ed in uscita dall’azienda o allo smart working).