Il perdurare della pandemia non ha di fatto piegato il welfare aziendale, l’ha sicuramente trasformato ed orientato, accrescendone la consapevolezza dei benefici qualora venisse adottato. La cifra che mediamente è stata erogata in beni e servizi è infatti circa sugli 850 €, per il 2020, registrando un valore comunque contenuto, visto che nel 2019 fu di circa 860 €. La limitazione degli spostamenti e l’introduzione dello smart working ne ha trasformato l’origine, orientando il datore di lavoro, verso strumenti di finanziamento del welfare aziendale e tenendo sempre più in debita considerazione la componente di contrattazione con i sindacati. Le quote stabilite da un contratto nazionale di categoria hanno portato al 34 % dei beneficiari servirsi di flexible benefit, mentre chi opta per una conversione del premio di risultato in servizi welfare si assesta ad un 18%. Questo nuovo orientamento del welfare aziendale, nel periodo pandemico e con le note restrizioni, ha di fatto contratto l’area ricreativa e di contro portato ad un’espansione dei fringe benefit cresciuti, nel gradimento, soprattutto nei buoni carburante e buoni benzina, fatto diminuire i rimborsi per l’istruzione, facendo aumentare i rimborsi per previdenza e sanità e, con l’introduzione dello smart working, portato all’ovvia riduzione dei rimborsi di viaggi effettuati e l’acquisto di abbonamento per trasporti pubblici.