Bonus e stock options dei dirigenti: proposta un'extra tassa nella bozza di legge di bilancio
A cura della redazione
Tra gli emendamenti alla legge di bilancio in discussione alla Commissione Bilancio della Camera, spicca una proposta di tassazione addizionale del 10% sui bonus e le stock options dei dirigenti bancari e finanziari. La misura, volta a regolamentare le remunerazioni variabili che eccedano il triplo della parte fissa della retribuzione, rappresenta una stretta significativa sul settore finanziario. Tuttavia, l’applicazione della nuova tassa dipenderà dall’approvazione definitiva dell’emendamento all’interno del testo della legge di bilancio.
I dettagli della proposta
Se confermata, la norma imporrebbe un'aliquota addizionale del 10%, trattenuta dal sostituto d’imposta – ovvero l’istituto di credito o l’entità erogatrice – al momento dell’attribuzione delle azioni o del bonus al dirigente. Per la gestione della nuova sovra imposta si applicherebbero le regole ordinarie in materia di imposte sul reddito, comprendendo accertamento, riscossione, sanzioni e contenzioso.
L’imposta colpirebbe non solo i dirigenti bancari, ma anche:
- Collaboratori coordinati e continuativi;
- Operatori del settore finanziario come intermediari, società di intermediazione mobiliare (Sim), società di gestione del risparmio (Sgr), agenzie di prestito su pegno;
- Emittenti di token e fornitori di servizi per cripto-attività;
- Altri soggetti con stabile organizzazione in Italia e caratteristiche analoghe.
Il contesto legislativo
L’extra tassa è parte di uno degli emendamenti presentati dai relatori della legge di bilancio – Mauro D’Attis, Silvana Comaroli, Ylenja Lucaselli e Francesco Saverio Romano – che si rifanno ai principi già enunciati nell’articolo 33 del decreto-legge n. 78/2010. Quest’ultimo sottolineava gli effetti distorsivi delle forme di remunerazione variabile nel settore economico.
Attualmente, la proposta è in fase di discussione all’interno della Commissione Bilancio, che mira a definire un testo da sottoporre all’Aula entro lunedì 16 dicembre. L’imposta si applicherà solo se l’emendamento sarà incluso nella versione definitiva della legge di bilancio.
Un equilibrio tra equità e competitività
Se approvata, questa misura potrebbe ridefinire le politiche retributive nel settore bancario e finanziario italiano, puntando a una maggiore equità e al contenimento di eventuali abusi nelle remunerazioni variabili. Tuttavia, la proposta rischia di generare dibattiti su due fronti:
- Competitività internazionale: la stretta potrebbe spingere i dirigenti verso Paesi con normative meno restrittive;
- Carico amministrativo: la gestione della nuova tassa rappresenterebbe un ulteriore onere per gli operatori finanziari, già sottoposti a regolamentazioni complesse.
Prossime tappe
Venerdì 13 dicembre è atteso un ulteriore pacchetto di emendamenti da parte del governo e dei relatori, con il sottosegretario al MEF Federico Freni che coordinerà i lavori. Solo con l’approvazione finale si potrà determinare se questa proposta diventerà effettiva, segnando un nuovo capitolo nelle politiche di controllo sulle retribuzioni variabili nel settore finanziario.
Riproduzione riservata ©