Un focus INAIL sui rischi nel settore veterinario
A cura della redazione
INAIL ha pubblicato un documento che approfondisce i rischi della professione veterinaria con focus sull’utilizzo di farmaci pericolosi e relativa prevenzione.
Cosa tratta
Rispetto alle tradizionali professioni sanitarie, le questioni relative alla prevenzione e alla protezione degli operatori nel settore veterinario sono spesso sottovalutate. Il documento redatto dal Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale (Dimeila) dell’Inail, in collaborazione con l’Associazione nazionale medici veterinari italiani (Anmvi), riepiloga i principali rischi a cui sono esposti i veterinari, sia che si occupino di animali da compagnia, sia da reddito o lavoro:
- Rischio chimico, dovuto all’utilizzo di sostanze chimiche, ad esempio nei laboratori di analisi, o di farmaci pericolosi, su cui poi il testo di sofferma;
- Rischi fisici, derivanti da apparecchiature che possono produrre vibrazioni, campi elettromagnetici, radiazioni ottiche artificiali e rumore, ma soprattutto il rischio da esposizione a radiazioni ionizzanti nella diagnostica;
- Rischio biologico, in particolare relativamente a zoonosi, ovvero le malattie che possono essere trasmesse dagli animali all’uomo, a patologie da contatto e allergie;
- Rischio infortuni e traumi, che possono avvenire per cause dovute all’ambiente di lavoro, pensiamo alle stalle, o a lesioni provocate dagli animali stessi, come morsi, graffi, cornate o calci;
- Rischio da movimentazione di pesi e/o carichi, per esempio nella gestione di animali di grossa taglia, per cui il rischio non è legato solo al peso, ma al dover trattare animali in movimento;
- Rischio psicosociale e burnout, ampiamente trattato in professioni come medici, infermieri, assistenti sociali, ma solo da poco riconosciuto per i professionisti della medicina veterinaria, dove si può avere comunque un forte impatto emotivo nel trattamento dei pazienti.
L’utilizzo di farmaci pericolosi (Hazardous Medicinal Products)
Il documento ripercorre l’evoluzione della normativa nazionale, europea e internazionale relativa alla definizione e classificazione dei farmaci contenenti agenti pericolosi (HMPs), fino alla direttiva 2022/431, recepita in ambito nazionale con il decreto legislativo 4 settembre 2024, n. 135, in cui le misure relative a sostanze cancerogene e mutagene vengono estese alle sostanze reprotossiche.
Vengono poi illustrate le linee guida della Commissione europea per la prevenzione e protezione dei lavoratori esposti a questi farmaci, di cui il testo riporta anche la lista di quelli indicati dal Niosh. Vengono descritte le buone norme di prevenzione dell’esposizione, in tutte le fasi di utilizzo di tali sostanze:
- preparazione;
- somministrazione;
- decontaminazione di aree e superfici di lavoro;
- smaltimento di rifiuti e di acque reflue.
Si passa poi ad indicare le possibili misure di protezione, di natura collettiva o individuale, dai sistemi di aerazione ai DPI, tenendo in considerazione che, in questo ambito, la sostituzione delle sostanze pericolose è difficilmente applicabile, in quanto le proprietà intrinseche dei HMPs sono solitamente essenziali per il trattamento del paziente (umano o animale).
Per completare le indicazioni sulle misure da adottare, il documento si sofferma sulle tecniche di monitoraggio ambientale e biologico, per determinare il livello di rischio, e sull’importanza dell’informazione e formazione dei lavoratori potenzialmente esposti.
Conclusioni
Il documento rappresenta una linea guida nell’affrontare in generale i rischi a cui sono esposti i professionisti della medicina veterinaria, spesso trascurati, ma soprattutto quelli di esposizione a farmici pericolosi, inclusi antibiotici, antivirali e antiprotozoari. Su questi, il Ministero della salute pone una particolare attenzione nel contesto del contrasto alla antimicrobico-resistenza (AMR), affrontata nel Piano nazionale della prevenzione 2020 - 2025 della Direzione generale della prevenzione sanitaria.
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