Stiamo vivendo di emergenze. L’Italia è indubbiamente il paese più bello del pianeta, ma è fragile. Incendi, alluvioni, terremoti, frane, siccità, evidenziano la necessità per le organizzazioni di ogni tipo di avere un piano di emergenza chiaro e definito prima che si verifichi una crisi. Le emergenze esistono. Proviamo a stilare un decalogo per garantire una risposta in sicurezza da un pericolo imminente o in corso e che vengano seguite le procedure di emergenza che sono state decise e allenate. Il piano di emergenza, alla fine è un documento semplice e dinamico, ma soprattutto non è solo incendi !!!

1 Condurre una valutazione del rischio emergenziale

Le norme ISO sui sistemi di gestione parlano di contesto, è molto importante guardarsi intorno e farsi qualche domanda. Prima di creare un piano di emergenza, occorre pensare alle possibili emergenze esterne ed interne, ed a quelle che hanno le maggiori probabilità di verificarsi, come incendi, fuoriuscite di sostanze chimiche o eventi meteorologici gravi. La valutazione include la disposizione dei locali, comprese le uscite e i punti di raccolta. La sfida, al termine dell’ analisi del contesto è quella di adattare il piano di emergenza alle esigenze tecnico pratiche ed alle criticità specifiche dei vari posti di lavoro. Discorso a parte merita la valutazione del rischio sismico che in tante regioni italiane è stata sottovalutata, perché un tempo ritenute come zone non sismiche.

2 Identificare le vie di uscita

Determinare le vie di evacuazione primarie e secondarie dividendo i luoghi di lavoro in tante aree che devono essere autonome dal punto di vista emergenziale (compartimentazioni). Analizzare con puntiglio tutte le vie di uscita, spesso provoca sorprese. Occorre verificare che tutte le uscite soddisfino i requisiti di progettazione e costruzione della normativa vigente e siano chiaramente segnalate e ben illuminate. E poi ? Capire bene come mantenere il tutto. Uscite libere e monitorate, segnaletica manutenuta e verificata, illuminazione di emergenza : meglio se fatto da quegli addetti che poi saranno chiamati ad aiutare in caso di emergenza.

3 Assegnare le responsabilità emergenziali

Nel quinto secolo a.C. Sun Tzu scriveva : “E’ meglio essere un guerriero in giardino, che un giardiniere in guerra”. E’ fondamentale scegliere i lavoratori che abbiano consapevolezza e capacità emergenziali, in modo che svolgano ruoli specifici durante un'emergenza . Ad esempio gli addetti al piano, sono persone sensibili alle emergenze e pronte per servire, che devono essere sensibilizzate ed avere ruoli attivi anche quando non ci sono emergenze. Occorre guidare i lavoratori verso la sicurezza e non sperare che tutto vada bene. Cruciale il ruolo del coordinatore dell’ emergenza ed eventualmente del coordinatore dell’area in modo da garantire operazioni e procedure correttamente eseguite.

4 Necessario comunicare il piano

La nuova normativa antincendio prevede (finalmente) che tutti i lavoratori frequentino formazione sull’ antincendio. Quindi tutti, non solo gli addetti. Cogliere l’occasione quindi per fornire formazione specifica a tutti i lavoratori sulle procedure di emergenza . Le esercitazioni invece servono ad assicurarsi che tutti abbiano compreso i propri ruoli e responsabilità. Il piano di emergenza, non è un documento astratto e deve essere facilmente accessibile a tutti i lavoratori.

5 Includiamo le esigenze speciali

Anche la normativa obbliga a pensare alle necessità dei lavoratori con disabilità o altre esigenze speciali. Sviluppare procedure per assistere questi lavoratori durante un’emergenza non basta e non deve bastare. Occorre progettare come aiutiamo i nostri colleghi, chi è delegato a farlo e con quali ausili (sedie di evacuazione, barelle, teli ecc). Anche il personale dedicato, deve essere addestrato e responsabilizzato per assistere le persone individuate. Gli addetti non possono essere in numero esiguo perché occorre tenere conto di ferie/malattie ecc. Due cose ancora :le persone con esigenze speciali possono anche cambiare spesso. Anche una collega in stato interessante va aiutata in emergenza, così come un collega che usa la stampella per un mese.Il tutto deve essere provato più volte, addestrato, esercitato.

6 Condurre esercitazioni regolari

La cosa più importante. Senza esercitazioni è semplicemente tutto destinato a fallire. Pianificare ed eseguire esercitazioni di emergenza almeno una volta all'anno. Tutti i lavoratori devono familiarizzare con le procedure e con i percorsi di emergenza. Solo facendo le cose seriamente, spesso ci si rende conto (tutti) di criticità mai viste prima. E’ famosa la prima esercitazione di un famoso grattacielo lombardo. Le persone che uscivano semplicemente non potevano essere contenute dallo spazio sottostante al palazzo e pensato/previsto come punto di raccolta. Erano troppe. Nessuna sorpresa quindi rogrammare le date, fare briefing prima e debriefing dopo. Valutare l’efficacia delle esercitazioni, verbalizzare pregi e difetti e apportare tutti gli eventuali miglioramenti necessari.

7 Mantenere - ogni giorno, ogni ora -liberi i percorsi di uscita

Mantenere sempre (parola complessa) i percorsi di uscita liberi da ostacoli, come attrezzature, oggetti di stoccaggio o mobili. Il concetto è che tutti i lavoratori devono ispezionare e mantenere regolarmente le porte di uscita, assicurandosi che siano in condizioni di funzionamento adeguate e facilmente apribili. In particolare gli addetti di emergenza. Non basta indignarsi dopo ogni emergenza, quando immancabilmente la stampa scrive che “le uscite erano ostruite”. Sempre alla fine è un concetto molto semplice quando si parla di uscite di emergenza.


8 Piante di emergenza semplici

Le mappe che ad oggi sono appese in punti visibili dei luoghi di lavoro, parlano solo di incendio. Ma in Italia (e non solo) le emergenze sono tante. Non è detto che quello che va bene per l’incendio , vad bene per tutto. Mostrare le posizioni delle uscite, dei punti di ritrovo e delle attrezzature di emergenza. Anche per fare le piante occorre tenere conto del contesto. Inutile prevedere punti di ritrovo vicino al fiume in caso di alluvione (notizia di cronaca accaduta realmente).

9 Coordinarsi con i servizi di emergenza locali.

Uno dei punti del testo unico più disattesi. Il testo all’ art. 43 scrive che il datore di lavoro organizza i necessari rapporti con i servizi pubblici competenti in materia di primo soccorso, salvataggio, lotta antincendio e gestione dell’emergenza. E’ importante quindi stabilire un rapporto con i servizi di emergenza locali, come i vigili del fuoco o il 112 e l‘emergenza sanitaria, per garantire una risposta coordinata e concreta in caso di emergenza.

10 il piano invecchia, il piano deve essere aggiornato

Una volta finito è fatto. Piani del 2009 sono ancora operativi ? Spesso la mole di lavoro, spesso la routine. Ma anche il piano di emergenza, come tutto, risente degli anni che passano. I luoghi di lavoro cambiano, le persone anche. Rivedere e aggiornare regolarmente e periodicamente il piano di emergenza per riflettere eventuali cambiamenti nella disposizione del posto di lavoro, del personale.