In un mondo in continua evoluzione, la sicurezza sul lavoro assume una dimensione sempre più ampia, che va oltre la prevenzione dei pericoli fisici e si estende ai rischi psicosociali. Proviamo ad esplorare il fenomeno dello Stress Lavoro Correlato (SLC) e del burnout sul posto di lavoro, sottolineando l’importanza di un approccio ESG (Environmental, Social, Governance) per la gestione aziendale. Se esiste l’obbligo per le aziende di valutare lo SLC, è vero che questa valutazione può diventare un valore aggiunto, considerandola tra gli indicatori ESG per la compilazione del report/bilancio della Sostenibilità, in modo da offrire una visione più approfondita della sicurezza sul lavoro, ed un focus particolare sul benessere psicologico dei lavoratori e sulla sostenibilità aziendale.

Cosa tratta :

La sicurezza sul lavoro deve andare oltre la semplice prevenzione dei pericoli fisici. Negli ultimi anni, l’attenzione si è spostata anche verso i rischi psicosociali, meno visibili ma altrettanto significativi. Questi includono lo Stress Lavoro Correlato (SLC), i Rischi Psicosociali, il Benessere Organizzativo. L’Accordo quadro europeo nel lontano 2004 definiva lo SLC come una condizione che può essere accompagnata da disturbi o disfunzioni di natura fisica, psicologica o sociale. In Italia, il D.lgs. 81 e s.m.i. nel 2008, stabiliva l’obbligo per il datore di lavoro di valutare e gestire il rischio SLC al pari di tutti gli altri rischi per la salute e sicurezza. Per affrontare i rischi psicosociali, le aziende devono adottare attività e metodi volti a sensibilizzare e far crescere l’importanza della salute mentale e del benessere dei lavoratori. Questo può includere la valutazione del rischio, corsi di formazione per aumentare la consapevolezza, politiche di lavoro agile e il coinvolgimento dei lavoratori nel miglioramento dell’ambiente lavorativo.

Nelle organizzazioni, questa attenzione stenta a decollare, ad esempio per prevenire le forme più importanti di SLC. Il burnout, una delle forme più grave di stress lavorativo, è una sindrome di indebolimento emotivo, che porta ad una ridotta efficacia lavorativa che deriva da cause croniche e prolungate sul posto di lavoro. Questa condizione può avere gravi ripercussioni sulla salute (fisica e psicologica) del lavoratore. Decenni di ricerche, che partono dalla famosissima ricerca di Cooper del 1976, mostrano un’associazione tra il burnout sul posto di lavoro e una serie di conseguenze negative a livello organizzativo, psicologico e persino fisico, tra cui a titolo di esempio:

Per le organizzazioni:  Assenteismo, Insoddisfazione lavorativa, Presentismo

Per i lavoratori: Depressione, insonnia, disagi psicologico e sessuali, cardiopatia, mal di testa, dolori muscoloscheletrici.

Il burnout sul posto di lavoro quindi è una sintomatologia legata alle dinamiche lavorative che deriva da uno o più condizioni di stress che possiamo definire come cronico sul luogo di lavoro e che non è stato né prevenuto né tanto meno gestito con successo. Questa condizione può essere misurata e quantificata utilizzando un serie di strumenti scientifici validati.

Il burnout implica una serie di controndicazioni di carattere pratico come:

  • continuo disagio emotivo,
  • distacco psicologico
  • negatività e sentimenti di inefficacia,

tutti fattori che si possono sommare a uno o più stati in cui i fattori di stress legati al lavoro non vengono gestiti efficacemente.

La criticità di questo tipo di sindromi risiede nel fatto che le conseguenze portano ad altre complicazioni, ad esempio l’insonnia tipica del burnout impedisce il normale riposo, il disagio emotivo impedisce di fruire adeguatamente le pause lavorative, così come le ferie o il tempo libero, in un continuo che altera la percezione della realtà.

Si può quindi affermare che il burnout sul posto di lavoro, abbia dimensioni diverse, e che ogni dimensione è diretta conseguenza delle altre in un circolo perverso. La sensazione di esaurimento (fisico o psicologico che sia) provoca un aumento della distanza dal lavoro, (così come dalla vita privata), che provoca una serie di sentimenti negativi, che hanno come risultato un ridotto senso di efficienza e di efficacia sul lavoro, che provocano nuovo esaurimento, e si riparte in un loop infinito, che può e deve essere spazzato da specialisti, dopo adeguata diagnosi.

Cosa c’entrano i temi della ESG ?

I temi dello Stress Lavoro Correlato e dei rischi psicosociali sono richiamati nell’Agenda 2030 dell’ONU, che promuove una visione ampia e ambiziosa dell’integrazione delle tre dimensioni della sostenibilità: ambientale, sociale ed economica (E,S,G). Questa agenda mira a superare l’idea che la sostenibilità riguardi solo l’ambiente, proponendo una visione integrata dello sviluppo.In un mondo in continua evoluzione, diventa fondamentale per tutte le aziende avvicinarsi ad un approccio ESG in cui l’attenzione agli aspetti ambientali, sociali ed economici assumano peso e soprattutto si comprenda come siano tutti collegati e siano fondamentali ai fini della strategie di gestione aziendali.

La valutazione dello Stress Lavoro Correlato, obbligatoria per tutte le organizzazioni dal 2008, diventa un valore aggiunto perché può essere considerata tra gli indicatori ESG ai fini della compilazione del report/bilancio della Sostenibilità. Questo è un passo fondamentale per creare un ambiente di lavoro sostenibile, in cui le persone possono essere in salute, sicure e produttive, contribuendo alla crescita dell’azienda stessa ed evitare ambienti di lavoro interpersonalmente tossici, ingiusti e inpari. Al giorno d’oggi le potenziali cause di burnout anche nelle organizzazioni più sostenibili, sono molteplici, in primis la costante sensazione di incertezza e una generalizzata mancanza di riconoscimento  ma anche :

  • Carichi di lavoro spesso sproporzionati,
  • Orari di lavoro privi di limiti anche a causa dello smart working
  • Bassi livelli di supporto e di decisione,
  • Aumentati controlli (anche video e digitali) sul posto di lavoro

La diffusione del burn out all’ interno delle organizzazioni, crea impatti negativi in primis sulla produttività, ma anche sulla qualità dei servizi offerti e in definitiva sui profitti, perché il lavoratore in difficoltà è più portato a commettere errori e meno portato ad innovare o a produrre. Un luogo di lavoro attento al benessere e sostenibile, può essere la soluzione del problema. Non è sufficiente né intelligente concentrarsi sui lavoratori, evitando di analizzare il contesto. Solo eliminando le condizioni lavorative che sono alla fonte del burnout, si può pensare di prevenire o ridurre di fatto i motivi per cui i lavoratori accusano queste problematiche. La letteratura scientifica è piena di esempi di corrispondenze tra lavoratori e ambienti di lavoro insani o critici a dimostrazione del fatto che l’ambiente ha una incidenza fondamentale nello sviluppo del problema.


Indicazioni operative


Misure di prevenzione e protezione per datori di lavoro

  • Misurare periodicamente se nella propria organizzazione ci siano episodi di burnout sul posto di lavoro attraverso indagini e audit ponderati e sistematici.
  • Tenere traccia dei carichi di lavoro, verificare regolarmente con i lavoratori
  • Verificare periodicamente il livello di controllo, la flessibilità e le risorse necessarie per gestire il carico di lavoro e lo stress lavorativo.

Misure di prevenzione e protezione per i lavoratori

  • Precedenza alla cura di sé, inclusa la cura del benessere fisico ed emotivo.
  • Stabilire limiti appropriati, incluso concedersi il permesso di staccare veramente la spina dal lavoro per periodi di tempo ragionevoli.
  • Precedenza alle relazioni sociali. Relazioni sane con colleghi, amici e familiari possono aiutare ad attenuare lo stress