In occasione della Giornata Internazionale per la Preservazione dello Strato di Ozono, il 16 settembre, l’Agenzia Europea dell’Ambiente (European Environment Agency EEA) ha pubblicato i dati annuali relati al consumo di sostanze ozono lesive (ODS) in UE e l’aggiornamento al 2023 dello stato dello strato.

Cosa tratta

Dal protocollo di Montreal del 1986, il consumo delle sostanze indicate allora come ozono lesive è calato del 99% fino al 2023. La percentuale residua riguarda sostanze che ancora non hanno trovato un’alternativa meno impattante, in settori come il farmaceutico, i mezzi di protezione antincendio e l’industria di processo.

Il 13 settembre 2024, l’Agenzia Europea dell’Ambiente ha pubblicato i dati relativi al consumo del 2023. Questi evidenziano che:

  1. il consumo di ODS nel 2023 è stato calcolato di 1306 tonnellate, in aumento rispetto al 2022. Va considerato che il consumo è inteso come la somma dei quantitativi prodotti e importati a cui viene sottratto quanto esportato o smaltito. L’aumento è stato motivato dalle grandi quantità di sostanze che sono rimaste sul territorio, ma sono destinate all’esportazione;
  2. La produzione delle sostanze ozono lesive controllate è calata del 20% rispetto al 2022;
  3. L’importazione di ODS ha visto una flessione del 2% rispetto al 2022.

Il primo dato potrebbe sembrare globalmente poco significativo, ma la tendenza in UE è certamente positiva.

L’Europa ha certamente dimostrato un impegno concreto nella riduzione dei consumi, adottando piani e regolamenti più ambiziosi di quanto previsto con il protocollo di Montreal; ricordiamo, in proposito, la pubblicazione a febbraio 2024 del nuovo regolamento sull’ozono 2024/590/UE, entrato in vigore l’11 marzo 2024. Si stima che il nuovo regolamento porterà entro il 2050 a ridurre fino a 180 milioni di tonnellate le emissioni di C0₂ e di 32000 tonnellate le emissioni con potenziale di eliminazione dell’ozono (ODP).

Ma qual è ad oggi lo stato di salute dello strato di ozono?

L’estensione massima del buco dell’ozono rimane quella registrata nel 2000, quando raggiunse un’area di 28,4 milioni di km², sette volte il territorio dell’UE. Da allora si è registrato un andamento di leggera riduzione. Tuttavia, dal 2020 il monitoraggio ha evidenziato sopra l’Antartide un andamento in controtendenza, con un’area in crescita con la colonna di ozono particolarmente sottile. Anche nel 2023, le dimensioni del buco sono risultato maggiori rispetto all’anno precedente. Sono ancora in corso di studio le possibili cause, che vanno ricercate anche in altri fenomeni climatici, come il comportamento del vortice polare e le variazioni delle temperature atmosferiche.

Nel frattempo, l’UNEP, il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente, valuta che, con le misure previste a livello globale, lo strato di ozono potrebbe tornare ai livelli del 1980 intorno al 2040.

Al di là di variazioni temporanee dovute a molteplici fattori, è chiaro dai dati attuali che rimane essenziale mantenere i piani previsti per la riduzione dei consumi di ODS.

A livello europeo, l’impegno alla riduzione di emissioni con impatto climatico si conferma anche con i nuovi regolamenti sull’utilizzo degli F-Gas, introdotti proprio per sostituire le sostanze ozono lesive.

Indicazioni operative

Si ricorda che in Italia vige il quasi totale divieto di utilizzo di ODS, con eccezioni limitate per particolari impieghi

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