Stiamo entrando in una nuova era per il mondo produttivo: oggi le organizzazioni devono (e possono) riprogettare processi e prodotti all'insegna di una maggiore sostenibilità, flessibilità,  e soprattutto sicurezza.

Quali strategie adottare per il futuro e come prepararsi alle sfide future ?

Tra i numeri, le sfide e gli obiettivi delle direzioni HR, l’avvento del digitale e la Human Revolution in atto, emerge un argomento interessante e molto discusso in questi mesi : il tema della sostenibilità. Lo sviluppo di relazioni tra il mondo della Salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, e i temi ESG, può avere impatti e sfide importanti, ma anche innegabili vantaggi.  

Cosa Tratta :  

I dati salveranno il mondo. (Da priorità critiche a priorità strategiche)

La domanda è una sola : che cosa succederà al nostro lavoro ?

Cosa ne sarà in futuro e cosa lasceremo  ?

Dopo tre anni, che qualcuno definisce come “metafisici”, il mondo del lavoro è cambiato radicalmente. L’imprevedibilità della pandemia, unita a incomprensibili interruzioni della catena di approvvigionamento (ad es. dei microchip) e in rapida successione la guerra in atto, ha creato preoccupazioni di carattere economico, instabilità geopolitiche, inflazione e insicurezza nella nostra vita quotidiana e di riflesso anche nel mondo produttivo. Proprio la guerra in Ucraina, ha dato un grande impulso alla ricerca di alternative ai combustibili fossili, e forti investimenti si sono rivolti verso le fonti rinnovabili, come mai era avvenuto in passato. La risposta a tutti questi cambiamenti ed alle domande della prima riga, è proprio la necessità di una maggiore sicurezza in ambito lavorativo e uno sguardo molto più attento che in passato, sull’ impatto che il lavoro ha oggi e soprattutto avrà sul pianeta.

E’ tempo che questi temi, diventino progetti direzionali, coinvolgendo il top management delle organizzazioni. Lo stesso Covid 19 ha dimostrato che un’emergenza si affronta con una buona gestione HSE e che le persone devono essere al centro della gestione stessa. Sempre più spesso le organizzazioni (alcune per obbligo, altre per policy) prendono atto del rapporto obbligato che esiste tra le tematiche EHS (Ambiente, Salute, Sicurezza) e quelle ESG (Ambiente, Sociale, Governance). Man mano che le organizzazioni approfondiscono gli argomenti e i modi per raggiungerli, molte realtà produttive italiane hanno iniziato a trasformare la tradizionale gestione EHS ad una pianificazione più orientata verso i temi della ESG. La gestione della sicurezza che farebbe parte della S (per Sociale) della ESG, è ritenuta una parte essenziale per raggiungere e mantenere una maturità anche lato ESG. Quando si parla di ESG, spesso la comunicazione è limitata alle questioni ambientali (E). Tutti dimenticano infine la parte di Governance (G). Oggi fare innovazione, fare qualità, passa obbligatoriamente attraverso questi parametri.

Le tematiche HSE e EGS infatti, stanno passando in questi mesi da priorità critiche sotto tanti punti di vista (legale, immagine, costi, non produttività, ecc.) a priorità strategiche, in cui la conformità alle norme e la sicurezza dei lavoratori possono di fatto migliorare un quadro aziendale ben più ampio e condiviso. L’obiettivo rimane quello di sconfiggere l’ antica dicotomia diffusa nelle organizzazioni fin dal secolo scorso :

  1. Da un lato la sicurezza è sempre stata vista come mero adempimento ma anche come costo importante e sterile. Negli ultimi anni, aggravato da ulteriori obblighi dati dalla responsabilità amministrativa. (Dlgs 231/01)
  2. Dall’ altro l’impatto sociale e organizzativo degli infortuni, di incidenti ed emergenze sul lavoro, che può in ogni momento mettere a repentaglio, lo dimostra ad es. una pandemia. La soluzione può essere rappresentata dalla importanza fondamentale che hanno assunto oggi i parametri di monitoraggio e misurazione delle performance aziendali, che sono in grado di tenere sotto controllo le attuali criticità e di dettare la strada da perseguire.

Le organizzazioni che migliorano le loro prestazioni in materia di HSE, riescono a non perdere lavoratori qualificati. Un turn over elevato fornisce un segnale forte della soddisfazione dei dipendenti. (più di due milioni di dimissioni volontarie nel dopo pandemia). Gli stessi lavoratori peraltro si è visto che abbandonano le aziende meno sensibili a queste tematiche per rivolgersi ad organizzazioni che invece hanno già introdotto questi concetti e possono offrirli ai neo assunti, strappati alla concorrenza.

Senza contare gli altri aspetti negativi: chi non migliora le proprie prestazioni HSE avrà impatti negativi sul marchio e sulla reputazione nei mercati. Chiunque può ricordare che esistono organizzazioni che ormai sono più conosciute per gli incidenti sul lavoro che hanno avuto che non per i prodotti commercializzati (spesso ottimi, ma non per questo più appetibili). Non sorprende più quindi che la raccolta e la comunicazione dei dati in termini di sostenibilità (ESG), rappresenti da un lato una nuova sfida, anche per il mondo HSE, di cui è parte integrante.

Misurare il miglioramento delle prestazioni, raccogliere dati, e avere contezza della conformità normativa è il segno più evidente di un cambio della cultura della sicurezza e della prevenzione degli incidenti, che smette di fatto di fare proclami (ad. Es. Zero infortuni) e passa concretamente alla misurazione e alla pubblicazione anche social dei dati reali, mettendosi a nudo, davanti alla società e agli azionisti. Qualsiasi sia la declinazione di sostenibilità e di sviluppo sostenibile fornita dai vari modelli di rendicontazione non finanziaria obbligatoria o meno, e dalle mille scuole di pensiero, non vi è ombra di dubbio che il tema delle condizioni di lavoro, e la tutela di salute e sicurezza, siano temi centrali nel futuro prossimo. La persona al centro, considerata non solo nello specifico contesto dell’organizzazione ma anche rispetto a stakeholder e alla supply chain sempre più importante/determinante. L’ESG diventerà importante quindi non solo per le grandi aziende, ma anche per tutte le molte aziende più piccole che fanno parte della supply chain di grandi società.

Quando scade :

Nel 2025 entrerà in vigore la direttiva CSRD in materia di rendicontazione della sostenibilità. Gli obblighi di rendicontazione saranno estesi ad una platea di organizzazioni molto più ampia che ricomprende anche i relativi appaltatori. Le aziende coinvolte nella CSRD sono quelle che hanno i dipendenti 250 oppure il fatturato  > 40 Mil. oppure ancora il bilancio > 20 Mil. Se due di questi elementi sono presenti, la società sarà soggetta agli obblighi della Direttiva CSRD. Per arrivare al 2025 in maniera strutturata, appare fondamentale mettere in atto strategie, politiche e reportistiche fin da subito. 

Indicazioni operative

La strada verso una gestione condivisa della salute e sicurezza, in ottica sostenibile, passa attraverso questa nuova visione dell’ importanza dei processi HSE e ESG come parte integrante del nuovo modello di business, che smette di essere un mero adempimento ( o addirittura un costo) e diventa, a ragione uno strumento di misurazione della cultura e dell’ imprenditorialità manageriale dell’ organizzazione. Ma tutto questo è già stato scritto molti anni fa, quando è stata redatta l’agenda 2030 delle Nazioni Unite.

All’obiettivo 8 “Promuovere una crescita economica e duratura, inclusiva e sostenibile, la piena e produttiva occupazione e un lavoro dignitoso per tutti” è giusto ricordare che il punto 8.8 “proteggere i diritti del lavoro e promuovere un ambiente sicuro e protetto di lavoro per tutti i lavoratori, compresi i lavoratori migranti, in particolare donne migranti, e quelli in lavoro precario” e quindi parla a pieno titolo di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro e chiama in causa i colleghi RSPP.