L’Agenzia europea dell’ambiente (EEA) ha recentemente pubblicato un rapporto sul consumo di prodotti di abbigliamento da parte dei cittadini europei che rivela un aumento degli acquisti pro-capite. Da tempo l’Europa è impegnata a definire strategie per ridurre l’impatto nella produzione del settore tessile, ma anche nella gestione di queste tipologie di rifiuto. In questa direzione si sta muovendo anche l’Italia con un disegno di legge sulla responsabilità estesa del produttore.

Il rapporto dell’EEA

Nel 2022 ogni cittadino europeo ha acquistato prodotti di abbigliamento, scarpe e accessori per un totale di 19 kg, contro i 17 kg del 2019. L’abitudine ad acquistare sempre di più online, la diffusione della moda fast fashion e il successo dell’ultra fast fashion, che mette a disposizione una quantità enorme di articoli a prezzi esigui, sono fra i fattori che contribuiscono ad aumentare i consumi.

Ciò genera una notevole quantità di rifiuti, che spesso non vengono correttamente riciclati o non è possibile riciclarli per la scarsa qualità dei tessuti. Nel 2022, l’85% dei rifiuti tessili di origine domestica non è stato differenziato ed è stato conferito insieme ad altri rifiuti indifferenziati, finendo in discarica o negli impianti di incenerimento.

Considerando tutto il ciclo di vita dei prodotti, il settore tessile ha un impatto importante sull’ambiente, in particolare per:

  • consumo di risorse intese come materiali, suolo, ma anche enormi quantità di acqua (per produrre un paio di jeans possono essere necessari fino a 10000 l di acqua);
  • inquinamento atmosferico;
  • inquinamento dovuto a prodotti chimici e microplastiche, soprattutto dei tessuti di bassa qualità.

La spinta verso la produzione circolare

Per questo, l’Europa sta portando avanti una serie di iniziative per ridurre l’impatto ambientale su più fronti, favorendo soprattutto lo sviluppo dell’economia circolare dei tessuti, attraverso:

  • transizione a processi produttivi meno inquinanti e più efficienti;
  • utilizzo di materiali di alta qualità, di origine naturale, durevoli e più facilmente riciclabili, o di fibre naturali rigenerate o riciclate;
  • riduzione e migliore gestione dei rifiuti.

Vanno in questa direzione diversi provvedimenti recenti emanati in Europa. Per ultimo, il regolamento cosiddetto “ecodesign”, entrato in vigore il 18 luglio 2024, che prevede fra l’altro il divieto di distruzione dei prodotti tessili invenduti dal 19 giungo 2026.

Dal 1° gennaio 2025 è entrato in vigore l’obbligo di garantire la raccolta separata dei tessili per il riutilizzo, la preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio, come disposto dalla direttiva 2018/851/UE che modifica la direttiva 2008/98/CE.

Cosa succede in Italia

Nel 2024, la Commissione europea ha avviato una procedura d’infrazione contro l’Italia per il mancato recepimento della direttiva 2018/851/UE sui rifiuti, in particolare delle misure relative alla responsabilità estesa dei produttori (Epr).

Il Ministero dell’ambiente ha quindi avviato ad aprile 2025 una consultazione per definire il disegno di legge che dovrebbe introdurre la responsabilità estesa del produttore, permettendo anche l’attuazione degli articoli 178-bis e 178-ter del D.lgs.152/2006.

Questo provvedimento, come richiede la direttiva, dovrebbe imporre obblighi a carico dei produttori relativamente alla progettazione dei prodotti tessili, volta soprattutto a ripensarli in modo da favorire il riciclo dei tessuti e ridurne l’impatto a fine vita.

La consultazione degli stakeholder scadrà il 5 maggio 2025.

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