Il mondo del lavoro è cambiato profondamente negli ultimi 20 anni per la costante intensificazione dell’automazione (in particolare per l’introduzione delle Tecnologie della comunicazione e informazione Ict), e per le modifiche introdotte dal legislatore comunitario e da quello nazionale al sistema stesso del lavoro salariato e dei rapporti di lavoro. Un nuovo modello di lavoro è esploso in Europa e in generale in gran parte del mondo occidentale. In inglese viene chiamato self-employment. In italiano chiamiamo questo nuovo tipo di lavori autoimprenditorialità. Il fenomeno è nato alla fine degli anni novanta ed ha visto un’incredibile crescita in moltissimi settori. Questo nuovo modo di gestire la forza lavoro da parte delle imprese ha cambiato radicalmente la vita di milioni di individui. Ad oggi queste forme di lavoro, sfuggono in larga parte alle maglie delle direttive europee in materia di salute e sicurezza ed è necessario porre delle riflessioni.

 

Cosa tratta:

Uno studio EUROFOUND, (Agenzia europea che fornisce conoscenze per assistere nello sviluppo di migliori politiche sociali, occupazionali, e legate al lavoro) rappresenta efficacemente come nel mondo del lavoro in rapida evoluzione, la tradizionale dicotomia tra lavoratori dipendenti e lavoratori autonomi non è sufficiente per cogliere l'ampia diversità dei lavoratori autonomi in Europa oggi. Questo rapporto identifica cinque categorie di lavoratori autonomi, che riflettono l'ampia gamma di atteggiamenti, livelli di reddito, salute e benessere di questo gruppo eterogeneo. Sulla base dei dati della sesta indagine europea sulle condizioni di lavoro (EWCS) e dell'indagine sulla forza lavoro dell'Unione europea (EU-LFS), l'analisi rivela che la maggior parte dei lavoratori autonomi gode di elevati livelli di retribuzione e spesso di un’ottima qualità del lavoro. Tuttavia, ci sono preoccupazioni in relazione ai cosiddetti "lavoratori economicamente dipendenti" che pur essendo classificati come lavoratori autonomi, mancano sia dell'autonomia che di solito offre il lavoro autonomo sia della protezione sociale garantita dal lavoro regolare, raccogliendo di fatto grandi criticità senza ricevere adeguati benefici. Allo stesso tempo, godono di una protezione sociale inferiore rispetto alla maggior parte delle forme di lavoro dipendente. Vi sono preoccupazioni sul fatto che il lavoro autonomo non sia sempre il risultato di una scelta autentica e che alcune sue forme condividano delle caratteristiche con il lavoro dipendente. In situazioni di dipendenza economica, i lavoratori non godono dell’autonomia solitamente associata al lavoro autonomo e non sono in grado di determinare liberamente le loro condizioni di lavoro e il prezzo per l’attività lavorativa svolta. Allo stesso tempo, godono di una protezione sociale inferiore rispetto alla maggior parte delle forme di lavoro dipendente.

I confini tra lavoro autonomo e lavoro retribuito sono poco evidenti. Molti lavoratori autonomi, soprattutto quelli che dipendono da un solo cliente, si trovano in una situazione simile a quella dei lavoratori dipendenti in termini di dipendenza economica e autonomia. Ciò solleva la questione se debbano essere chiariti i criteri per determinare lo status occupazionale o se sia necessario uno status ibrido per il lavoro autonomo economicamente dipendente.

Una stima empirica basata sui dati del 2015 della sesta indagine europea sulle condizioni di lavoro ha individuato cinque gruppi distinti di lavoratori autonomi e confrontato la qualità del lavoro per ciascuno di questi gruppi.

Due raggruppamenti - denominati “datori di lavoro” e “lavoratori in proprio stabili” - rappresentano insieme quasi la metà di tutti i lavoratori autonomi. Mentre il primo gruppo generalmente impiega personale e il secondo non lo fa, entrambi sono economicamente indipendenti e godono di autonomia nel loro lavoro. Entrambi i gruppi sono in genere diventati lavoratori autonomi per opportunità: amano essere padroni di loro stessi e non hanno difficoltà ad assumersi le responsabilità che ne derivano. Un caso su quattro è fonte di preoccupazione

Altri due gruppi, denominati “vulnerabili” e “nascosti”, rappresentano un quarto di tutti i lavoratori autonomi e destano maggiori preoccupazioni. L loro situazione è caratterizzata da una dipendenza economica, da un basso livello di autonomia e da una vulnerabilità finanziaria. In questi gruppi si possono trovare i cosiddetti “lavoratori economicamente dipendenti” e i “falsi lavoratori autonomi”. Quelli classificati come “vulnerabili” sono particolarmente dipendenti dal punto di vista economico, in quanto dipendono da un numero molto ridotto di clienti. Il gruppo dei “nascosti” è più fortemente caratterizzato da una scarsa autonomia lavorativa.

Un ultimo gruppo - denominato “piccoli commercianti e agricoltori” - mostra un quadro più eterogeneo: se da un lato questi lavoratori sono diventati lavoratori autonomi in genere per opportunità piuttosto che per necessità, molti trovano difficile sostenere la responsabilità della loro attività. I punteggi relativi alla qualità dell’orario di lavoro, alla salute e al benessere sono bassi per questo gruppo.

In questo mondo del lavoro sempre più complesso, i governi e le parti sociali devono mantenere un’ampia prospettiva che consideri l’intero arco della vita. Le transizioni tra i diversi status occupazionali diventeranno probabilmente la norma e le misure politiche non solo devono garantire la sicurezza e la protezione finanziaria a breve termine, ma devono altresì consentire di rafforzare i diritti al fine di garantire un tenore di vita accettabile che possa essere mantenuto in età avanzata.

Nel decreto lavoro 2023, per la prima volta si affronta il tema della sicurezza dei lavoratori autonomi, obbligandoli ad usare attrezzature conformi e opere provvisionali costruite in conformità al Dlgs 81/08, ed apre di fatto nuovi scenari di adeguamento e conformità alle norme sulla sicurezza nei luoghi di lavoro che ad oggi di fatto non erano obbligatorie per i lavoratori autonomi.