Sebbene i rischi psicosociali colpiscano tutti i lavoratori, alcuni gruppi sono più vulnerabili di altri, in particolare i lavoratori anziani. Un documento politico di EuroHealthNet ha approfondito l’impatto di tali rischi e le relative misure di mitigazione per quei lavoratori con una fascia di età compresa tra i 55 e i 65 anni.

Cosa tratta?

I paesi europei stanno affrontando un rapido invecchiamento della popolazione, con notevoli ripercussioni sul mercato del lavoro. Entro il 2030 si prevede che il numero dei lavoratori anziani aumenterà di 24 milioni (+25,1%) rispetto al 2005, mentre la popolazione attiva totale diminuirà di 20,8 milioni (-6,8%) nello stesso periodo. Ciò suggerisce che entro il 2030 i lavoratori più anziani rappresenteranno il 55% della forza lavoro europea.

Affrontare i rischi psicosociali per i lavoratori anziani aiuterà a mitigare sfide sociali ed economiche e alla fine contribuirà a realizzare un'economia del benessere.

Infatti gli individui esposti a fattori di rischio psicosociale sul lavoro riportano una salute significativamente peggiore e soffrono di un tasso del doppio più alto di problemi cardiaci e cardiovascolari. Inoltre, secondo quanto riferito, soffrono di livelli di ansia più significativi, depressione e demoralizzazione. Di conseguenza, sono inclini a consumare livelli molto più elevati di alcol e farmaci da banco e sono più suscettibili a un'ampia gamma di malattie infettive.

Ci sono opinioni contrastanti sul fatto che i lavoratori più anziani siano coloro che risentano maggiormente dei rischi psicosociali tra tutte le fasce d'età.

Da un lato, alcuni suggeriscono che i lavoratori più anziani potrebbero essere meno vulnerabili ai rischi psicosociali poiché, grazie alla loro esperienza, potrebbero essere in grado di far fronte alle richieste di lavoro in modo più efficiente rispetto ai loro coetanei più giovani.

Dall’altro, diversi studi hanno dimostrato che i lavoratori più anziani riferiscono più spesso che il loro lavoro non offre opportunità per apprendere nuove competenze, rendendo difficile per loro adattarsi ai cambiamenti. Infatti, negli ambienti di lavoro in rapida evoluzione attuali, le abilità possono diventare obsolete più velocemente di quanto l'individuo sia in grado di apprenderne di nuove.

Anche il tipo di contratto di lavoro è considerato un fattore di stress essenziale: è probabile che i contratti a breve termine e altre forme di precarietà portino a una salute e sicurezza sul lavoro più precarie e a una maggiore ambiguità di ruolo. Tali contratti minano la capacità dei lavoratori di costruire e mantenere le risorse sociali ed economiche, e i lavoratori più anziani sono particolarmente vulnerabili rispetto a questo. Ciò è legato al fatto di avere meno opzioni per cambiare occupazione, con conseguente senso di intrappolamento all'interno di un ruolo.

Nel complesso, le prove indicano che i lavoratori più anziani formano un gruppo che richiede condizioni di lavoro specificamente adattate in termini di salute fisica e mentale.

Tra l’altro secondo le stime, le donne, in particolare quelle anziane, sono più soggette degli uomini a episodi di violenza psicologica, bullismo e molestie e sono sempre loro a risentire degli effetti negativi della menopausa sulle loro prestazioni lavorative (difficoltà di concentrazione, stanchezza, scarsa memoria, depressione, scarsa autostima e disturbi del sonno).

Anche la pandemia da COVID – 19 ha colpito i lavoratori più anziani in termini di salute e benessere occupazionale in diversi modi: essendo la categoria più colpita dalla malattia, avendo risentito in maniera negativa dell’obbligo di isolamento e a causa della difficoltà nel passaggio al lavoro a distanza.

Quando entra in vigore

Il documento politico, pubblicato ad Ottobre 2022, contiene sei raccomandazioni per la mitigazione dei rischi psicosociali sul lavoro che devono essere adottate dai datori di lavoro e portate avanti dai responsabili politici fin da subito. Ciò andrà a vantaggio di tutti i lavoratori, ma soprattutto dei lavoratori più anziani.

Indicazioni operative

Le strategie proposte dal documento si muovono in due ambiti: diventare un datore di lavoro a misura di anziano e diventare un datore di lavoro che promuove la salute mentale.

In particolare si potrebbe agire nei seguenti modi:

  1. Offrire a tutti i lavoratori l'opportunità di continuare la loro formazione professionale. Le misure di apprendimento e sviluppo professionale dovrebbero essere adattate alle esigenze dei singoli lavoratori, compresi quelli che possono avere un background educativo limitato. Offrire autonomia e incoraggiare l'uso di competenze variegate aumenta il controllo sull'ambiente di lavoro e può accrescere la loro motivazione e capacità di gestire carichi di lavoro elevati e la pressione del tempo.
  2. Offrire di orari di lavoro flessibili e istituire programmi di assistenza ai dipendenti: hanno dimostrato di aiutare efficacemente i lavoratori più anziani a mitigare lo stress correlato al lavoro e ad affrontare i bisogni di assistenza;
  3. Garantire un “mentoring” bidirezionale: da un lato quello tradizionale in cui il lavoratore anziano mette a disposizione la propria esperienza ai lavoratori più giovani che li aiuti a diventare anche più resilienti di fronte a importanti carichi di lavoro, dall’altro quello “inverso” per cui i giovani trasferiscano loro le competenze digitali per rimanere al passo con i tempi;
  4. Progettare azioni adattate al profilo psicosociale del lavoratore in modo da ritardare il pensionamento e allungare la partecipazione attiva al lavoro, anche per chi è affetto da disabilità;
  5. Sviluppare politiche di sostegno: ad esempio che combattano le molestie e il bullismo sul posto di lavoro, nonché promuovano una cultura del posto di lavoro che non tolleri lo stigma o l'esclusione sociale dei lavoratori più anziani né di coloro che soffrono di problemi di salute mentale;
  6. Identificare promotori della salute mentale, anche nelle PMI dove risulta più complesso, ed elaborare programmi a cui il lavoratore anziano sia invogliato a partecipare.

 

In allegato il documento “PSYCHOSOCIAL RISKS & OLDER WORKERS’ HEALTH” di EuroHealthNet.