Rischi psicosociali nel settore della salute e dell’assistenza sociale
A cura della redazione
L’Agenzia Europea per la Sicurezza e la Salute sul lavoro (Eu-Osha) ha pubblicato un documento di ricerca in cui analizza le caratteristiche del settore assistenziale e i fattori che incidono sul benessere psicofisico dei lavoratori
Cosa tratta?
Il settore dell’assistenza sanitaria e sociale è occupato da circa l’11% del totale dei lavoratori dell’Unione europea e, come emerge dai dati 2020 della Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro (Eurofound), ha registrato una crescita nell’ultimo decennio, soprattutto per effetto dell’invecchiamento della popolazione.
Più di tre quarti delle figure professionali impiegate nell’assistenza sono donne, e la maggior parte degli operatori assistenziali svolge il proprio lavoro in strutture ospedaliere, ma esistono anche altri luoghi di lavoro, come le case di cura, gli asili nido, gli studi medici e le case dei pazienti. Le occupazioni in questo settore coinvolgono figure professionali molto diverse, dai medici altamente istruiti agli assistenti infermieristici a basso salario.
Lo studio di Eu-Osha riporta il dato di Eurostat, secondo cui nel 2020 oltre il 58% dei lavoratori del comparto ha riferito di essere esposto a fattori che influiscono negativamente sul proprio benessere mentale. In campo assistenziale, il carico di lavoro risulta essere in costante aumento e costituisce per gli operatori un forte fattore di stress, a questo si unisce un carico emotivo pesante da gestire quando si entra in contatto con malattie gravi e terminali, con il dolore e l’ansia dei pazienti o con le richieste dei loro parenti.
Il documento di ricerca riporta che l’esposizione a fattori di rischio psicosociali può portare a stress lavorativo e causare una serie di gravi problemi di salute mentale e fisica come affaticamento cronico, depressione e malattie cardiovascolari.
Lo studio conclude con un’analisi delle strategie di gestione dei rischi attuate dalle organizzazioni sanitarie e di assistenza sociale e mette in evidenza le pratiche che hanno avuto esito positivo, come gli interventi partecipativi e le iniziative volte a migliorare la resilienza dei lavoratori. Il documento sottolinea inoltre l’importanza di affrontare le origini di tali rischi a livello di organizzazione.
Quando entra in vigore?
Documento pubblicato il 10 settembre 2023.
Indicazioni operative
I rischi psicosociali legati al lavoro rappresentano una minaccia per la salute e il benessere degli operatori sanitari e dell’assistenza sociale.
A livello aziendale, gli interventi dovrebbero essere mirati principalmente a livello organizzativo, agendo ad esempio su aspetti come, miglioramento dei livelli di personale, riduzione del rapporto pazienti/personale, limitazione del lavoro notturno, garanzia di tempi di recupero. Inoltre, per un’adeguata gestione del rischio psicosociale nel settore sanitario e dell’assistenza sociale, è importante valutare continuamente e monitorare la prevalenza e le conseguenze dei rischi nuovi ed emergenti.
A partire dal 1989, con l’introduzione della Direttiva 89/391/CEE sulla sicurezza e la salute dei lavoratori, sono nate molte iniziative a livello internazionale, nazionale, regionale, settoriale e/o aziendale per la gestione dei rischi psicosociali. Inoltre, evidenziando le interconnessioni che esistono tra la salute della forza lavoro e la necessità di garantire un’assistenza sicura e di qualità ai pazienti, lo studio suggerisce un approccio integrato, che tenga conto del benessere dei lavoratori, delle pratiche organizzative e della qualità dei servizi assistenziali.
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