Una recente ricerca finanziata dalla Confederazione europea dei sindacati (ETUI) ha esaminato i rischi psicosociali sul lavoro in 35 paesi europei, tra cui 28 dell'Unione europea. La ricerca ha evidenziato un collegamento tra esposizione a rischi psicosociali sul lavoro e depressione, malattie cardiovascolari ed ha fornito dati relativi ai casi e ai decessi.

Questi rischi psicosociali rappresentano uno dei principali rischi professionali in Europa e soprattutto in prospettiva, sono associati a vari problemi di salute, tra cui malattie cardiovascolari e disturbi mentali. La ricerca ha stimato il carico annuale di esposizione a questi rischi, misurando indicatori come casi prevalenti, decessi, anni di vita persi a causa di disabilità e anni di vita corretti per disabilità (DALY). Questi dati sono importanti per sottolineare la necessità di azioni preventive e legislazioni uniformi per affrontare i rischi psicosociali sul luogo di lavoro a livello comunitario e nazionale.


Cosa tratta :

Nei giorni scorsi è stata pubblicata una importante ricerca dal titolo “Le frazioni e il peso delle malattie cardiovascolari e depressione attribuibili alle esposizioni lavorative ai rischi psicosociali” a cura di Etui. Gli autori sono Hélène Sultan-Taieb, Tania Villeneuve, Jean-Francois Chastang, Isabelle Niedhammer.

La ricerca finanziata appunto da ETUI (Confederazione europea dei sindacati), è stata condotta in 35 paesi europei di cui 28 dell’Unione europea, ed ha ampiamente confermato il nesso da sempre ipotizzato tra depressione, malattie cardiovascolari ed esposizione lavorativa ai rischi psicosociali sul lavoro.

In particolare sono stati resi noti tutti i dati relativi ai casi e ai vari decessi che sono emersi dalla ricerca. I ricercatori hanno evidenziato che esistono 5 fattori principali e preponderanti, relativi al rischio psicosociale e su cui hanno focalizzato la ricerca. I fattori sono :

  1. Tensione sul lavoro
  2. Squilibrio sforzo-ricompensa
  3. Insicurezza lavorativa
  4. Orari di lavoro lunghi
  5. Fenomeni di bullismo

La “tensione” esistente sul luogo di lavoro, viene considerata come il fattore più importante per definire un’esposizione lavorativa ai rischi psicosociali sul luogo di lavoro ed è sicuramente in grado di influenzare negativamente la salute mentale (e fisica) dei lavoratori. Viene definita come la combinazione di vari fattori, tra cui quelli più importanti sono sicuramente l’elevato numero di richieste psicologiche (e quindi stress, pressione, complessità) e la bassa libertà decisionale (e quindi scarsa autonomia, impotenza, mancanza di controllo). In sintesi, la tensione sul lavoro si verifica quando i lavoratori si trovano in situazioni in cui sono sottoposti a elevate pressioni psicologiche o richieste lavorative, ma hanno limitate possibilità di prendere decisioni o controllare la propria situazione lavorativa. Questa combinazione di stress e mancanza di controllo può avere un impatto significativo sulla salute e il benessere dei lavoratori, contribuendo a disturbi mentali come lo stress, l'ansia e la depressione, nonché a problemi fisici come le malattie cardiovascolari.

Lo "squilibrio sforzo-ricompensa" è un altro rischio psicosociale che può influenzare negativamente la salute mentale e fisica dei lavoratori. Questo concetto si basa sulla percezione dei lavoratori che l'impegno o lo sforzo che dedicano al loro lavoro non è adeguatamente ricompensato, sia in termini di salario che in termini di riconoscimento o gratificazione. In altre parole, il lavoratore si sente sottoposto a uno sforzo significativo nel suo lavoro, ma non riceve una ricompensa adeguata o il riconoscimento che ritiene di meritare.

L' “insicurezza lavorativa” è un rischio psicosociale che riguarda la percezione dei lavoratori del rischio del perdere il lavoro ed in generale della precarietà occupazionale. In altre parole, riguarda la stabilità e la sicurezza del proprio impiego, e si riferisce alla paura o all'ansia che i lavoratori possono provare a causa della possibilità di perdere il lavoro a causa di fattori reali o minacce imminenti, che peraltro stanno diventando tipiche del nostro tempo.

Gli “orari di lavoro lunghi” rappresentano un rischio psicosociale legato al lavoro che riguarda la durata e la quantità di tempo che i lavoratori dedicano alle proprie mansioni al giorno d’oggi. In particolare, si riferisce a situazioni in cui i lavoratori sono sottoposti a un carico di lavoro eccessivo in termini di ore lavorate, spesso superando i limiti di tempo previsti dalle leggi o dalle convenzioni collettive. Questo rischio psicosociale può portare a problemi come l'affaticamento, il burnout, la riduzione delle prestazioni lavorative, problemi di salute mentale e fisica e conflitti tra lavoro e vita privata. Può anche influire negativamente sulla sicurezza sul lavoro poiché i lavoratori stanchi e affaticati sono più inclini agli incidenti sul lavoro.

Il “bullismo” sul posto di lavoro, noto anche come mobbing, è un rischio psicosociale legato al lavoro che coinvolge comportamenti ripetitivi e ostili, abusi o molestie psicologiche e fisiche dirette verso un lavoratore da parte di colleghi, superiori o subordinati. Questi comportamenti creano un ambiente di lavoro tossico e dannoso per la salute mentale e fisica della vittima.

L’esposizione a questi rischi singoli o combinati, ma strettamente legati al lavoro, rappresentano uno dei principali rischi professionali di tutti i paesi europei, e indubbiamente quello più in crescita, ed in diversi studi, viene citato come prevalente rispetto agli altri. Molte ricerche tra cui quella di Eurofund, dimostrano con numeri e fatti che le esposizioni lavorative a questo tipo di rischi, sono chiaramente associabili a effetti sulla salute, in primis malattie cardiovascolari e disturbi mentali.

La malattia mentale è la causa principale di assenze per malattia più lunghe in numerosi paesi economicamente sviluppati, tra cui ad es. la Svezia. Ma ciò che è diventato più comune nel tempo non sono le malattie mentali, come la schizofrenia, ma le malattie mentali legate allo stress, come la sindrome da esaurimento. Le assenze per malattia legate allo stress non sono mai state così numerose sia per le donne che per gli uomini, sia per malattie iniziate che in corso.

A fronte di conclusioni che possono apparire scontate, occorre precisare che le valutazioni inerenti le ripercussioni delle esposizioni lavorative a questo tipo di rischi sono molto rare. Stiamo parlando peraltro di malattie con elevato numero di casi e mortalità e con impatti economici importantissimi.

La ricerca di ETUI, aveva come obiettivo quello di stimare l’esposizione a questi rischi, fornendo casi e costi, attraverso una serie di indicatori quali :

  1. casi prevalenti
  2. decessi
  3. anni di vita persi (YLL)
  4. anni di vita persi a causa di disabilità (YLD)
  5. anni di vita  corretti per disabilità (DALY)

L’anno di vita corretto per disabilità (disability-adjusted life year, DALY) è un’unità di misura utilizzata in ambito sanitario. Rappresenta il “carico” di una malattia, espressa come il numero di anni persi a causa della cattiva salute, della disabilità o di un decesso precoce.

La disponibilità di questi dati, che i ricercatori ritengono siano per difetto e non per eccesso, è di grande importanza perché, al di la del principio di precauzione e della sua scarsa applicazione, di fronte a numeri così rilevanti, i legislatori comunitario e nazionale non potranno sottrarsi dal farsi carico del problema e intraprendere azioni preventive: una direttiva sullo stress, ad esempio, che viene richiesta anche dal Parlamento europeo per superare le grandi differenze tra paese e paese dovute ad una applicazione non uniforme dell’Accordo del 2004.


Indicazioni operative

Si riportano i risultati dello studio.

Fattori principali (Ue a 28 nel 2015)

Malattie cardiache coronariche 629 casi di DALY per gli uomini e 39.238 per le donne
092 decessi per gli uomini e 1.098 per le donne,

 

Depressione 665 casi di DALY per gli uomini e 305.347 per le donne
931 decessi per gli uomini e 912 per le donne


Fattori separati (Ue a 28 nel 2015)

  uomini donne
depressione tensione lavorativa  223.875 190.150
insicurezza lavorativa  120.734 102.603
mobbing  112.620 111.590

 

  uomini donne
malattie cardiache coronariche  insicurezza lavorativa  106.036 23.710
tensione lavorativa  92.714 20.702


Fattori espressi in DALY per tutti i fattori di rischio

  uomini donne
Stress (tensione) sul lavoro Malattia cardiaca coronarica 92.714 20.702
Malattia delle arterie periferiche 2.698 1.008
Depressione 223.875 190.150

 

  uomini donne
Squilibrio sforzo ricompensa Malattia cardiaca coronarica 92.714 20.702
Depressione 2.698 1.008

 

  uomini donne
Precarietà del lavoro Malattia cardiaca coronarica 106.036 23.710
Depressione 20.734 102.603

 

  uomini donne
Lunghi orari di lavoro Malattia cardiaca coronarica 15.064 1.306
Colpo 14.623 3.159
Fibrillazione atriale 1.697 254
Depressione 9.425 3.103

 

  uomini donne
Bullismo Depressione 112.620 111.590