Conflavoro PMI, sul proprio sito internet, ha riepilogato le novità contenute nella bozza del Decreto Lavoro che interessano il mondo del lavoro e che a breve sarà posto all’ordine del giorno in una delle prossime sedute del Consiglio dei Ministri.

Tra le principali novità si segnala che nella bozza del Decreto Lavoro è previsto un incentivo per le aziende che assumono under 30 che non lavorano e non studiano: i Neet. Si tratta uno sgravio contributivo applicabile sulle assunzioni a tempo indeterminato o con contratto di apprendistato dal primo giugno al 31 dicembre di quest’anno. Lo sconto è pari al 60% della retribuzione lorda e ha la durata di un anno.

L’incentivo è cumulabile con altri sgravi, compresa la decontribuzione totale per tre anni di giovani con meno di 36 anni.

L’incentivo è finanziato entro il limite di 80 milioni nel 2023 e di 52 milioni nel 2024. L’Inps accetterà le domande fino a esaurimento fondi.

Inoltre dal primo gennaio 2024 il reddito di cittadinanza sarà sostituito da due misure: Gil (Garanzia per l’inclusione lavorativa) e Gal (Garanzia per l’attivazione lavorativa).

La Gil spetterà alle famiglie con Isee fino a 7.200 euro al cui interno vi sia almeno un minore, un disabile, un anziano con più di 60 anni o un invalido civile; avrà un importo base di 500 euro al mese più un contributo fino a 280 euro per l’eventuale affitto. Durerà 18 mesi e sarà rinnovabile ma solo per 12 mesi.

La Gal potrà invece essere richiesta dalle famiglie con Isee fino a 6 mila euro composte solo da adulti tra 18 e 59 anni. L’importo della Gal sarà 350 euro per un single e 525 per una coppia.

Particolarmente interessanti le modifiche ai contratti a termine.

Più precisamente si interviene sul decreto Dignità del 2018.

Il decreto Dignità aveva stabilito che il contratto a termine si potesse stipulare senza causali per non più di 12 mesi e prorogare al massimo per altri 12 mesi solo in presenza di specifiche motivazioni.

Con il Decreto lavoro per il rinnovo dei contratti a tempo determinato saranno aggiunte causali con l’intento di semplificare la procedura di rinnovo: esigenze previste dai contratti, anche quelli aziendali; motivi di natura tecnica, organizzativa e produttiva individuati da accordi tra aziende e sindacati; esigenze di sostituzione di altri lavoratori.

Si potrà dunque arrivare fino a 36 mesi con i nuovi contratti a termine previa l’autorizzazione degli uffici territoriali del Ministero del Lavoro.

Il nuovo decreto rimuove anche i vincoli per le aziende introdotti dal decreto Trasparenza: esse non dovranno più, all’atto dell’assunzione, consegnare tutta una serie di documenti sul rapporto di lavoro, ma potranno rimandare alla consultazione dei contratti.