Assindatcolf, sul proprio sito internet, ha reso noto il 6 luglio 2016, che ha avanzato espressa richiesta alla Commissione Lavoro che sta valutando le modifiche ai decreti attuativi del Jobs Act, di affiancare ai committenti imprenditori non agricoli e ai professionisti anche i datori di lavoro domestico, affinchè anche nei confronti di questi ultimi trovi applicazione l’obbligo della tracciabilità dei voucher.

Infatti non citare esplicitamente la categoria dei 'privati' o delle famiglie tout court, che rappresentano i datori di lavoro domestico, significa di fatto escluderla da questo meccanismo, legittimando un utilizzo improprio dello strumento che mette a rischio vertenza le famiglie.

 Un’occasione persa anche sul fronte dell’emersione del lavoro nero che nel settore domestico registra percentuali altissime, superiori al 50% dei rapporti di lavoro esistenti.

Sebbene i voucher non siano comunque lo strumento per eccellenza per combattere il lavoro irregolare, prevedere un meccanismo di tracciabilità potrebbe rappresentare un valido deterrente al lavoro nero.

E’ stato anche proposto di introdurre il limite a 2 mila euro per singolo committente.

Ad oggi infatti il limite per il lavoro domestico è invece fissato a 7 mila euro, una quota nella quale rientrano almeno il 90 percento dei rapporti di lavoro.

La caratteristica di 'occasionalità'' viene dunque meno, diventando a tutti gli effetti un lavoro subordinato ma senza le tutele che un regolare contratto assicurerebbe al lavoratore.