L'INAIL ha pubblicato un report sul settore metallurgico. Il documento analizza l'importanza della metallurgia per le economie industrializzate, gli infortuni e le malattie professionali nel settore, e le misure di protezione personale nei processi di saldatura.

Di cosa si tratta:

Il comparto metallurgico in Italia coinvolge più di 700 mila addetti, di cui l’82,6% principalmente impiegati nella fabbricazione di prodotti in metallo e il restante 17,4% impiegato nella produzione di metalli e leghe. Quindi rappresenta un settore rilevante per l’economia italiana. Le aziende sono dislocate su tutto il territorio, ma la maggiore produzione viene registra nel Nord del paese.

L’industria metallurgica rappresenta un’attività produttiva molto eterogenea da diversi punti di vita: quantità, qualità e tipo di mercato. Per questo motivo il report del INAIL ha deciso di analizzare gli infortuni solo sulla divisione C24 della classificazione delle attività economiche Ateco Istat 2007.

I dati degli infortuni denunciati nel quinquennio 2019-2022 mostrano quanto segue:

  • registrato nel quinquennio un  calo del 12,2% di infortuni;
  • un andamento in calo nel primo triennio, per motivi legati alla pandemia;
  • i dati salgono nel 2021 per poi mantenersi costanti;
  • 60 denunce di infortuni mortali.

Il 92,4% è avvenuto in occasione di lavoro, mentre il 7,6% in itinere. Percentuali completamente stravolte nei casi di infortunio mortale, di cui si registrano 24,4 in itinere e 75,6% in occasione di lavoro.

Essendo il settore metalmeccanico un luogo di lavoro prettamente maschile, Il 97% degli infortunati sono uomini. Le fasce di età più colpite sono tra 45 e 49 anni e tra i 50 e i 54

I lavoratori stranieri sono ¼ del totale con il 24,8%. Il Nord Italia è la regione più colpita, visto che la maggior parte delle aziende è concentrata in quella zona.

Il secondo focus del report riportato dall’INAIL comprende l’analisi dell’indice infortunistico della divisione Ateco Istat 2007 C25- Fabbricazione dei prodotti in metallo.

Nel quinquennio 2018-2022 sono stato registrati, in maniera piuttosto costante, ogni anno poco più di 20mila infortuni, fatta eccezione per l’anno 2020 dovuto alla pandemia. Questo dato rappresenta il più alto numero di casi all’interno dell’intera industria manifatturiera.

Quasi la metà degli infortunati ha un’età inferiore ai 40 anni e anche in questo caso più di un infortunio su tre ha coinvolto i lavoratori stranieri.

La protezione nei processi di saldatura:

I Dispositivi di Protezione Individuale devono essere specifici alle esigenze di utilizzo, di fatti ci sono una serie di norme tecniche relative ai DPI che identificano le specifiche caratteristiche. I DPI da utilizzare nelle operazioni di saldatura o in procedimenti che comportano un rischio simile, devono proteggere specificatamente da piccoli schizzi di metallo fuso, dal calore, da brevi contatti con la fiamma e ridurre il rischio di elettrocuzione.

L’abbigliamento deve essere integrale: coprire la parte superiore e inferiore del dorso, collo, le braccia fino al polso e le gambe fino alle caviglie. L’appendice A della norma UNI EN ISO 11611:2015 che tratta di indumenti di protezione utilizzati per la saldatura e i procedimenti connessi, le divide in due classi:

  • Classe 1er le situazioni meno pericolosi, in cui si generano meno schizzi;
  • Classe 2er le situazioni più pericolose.

La normativa specifica che il livello di protezione contro le fiamme risulta ridotto se gli indumenti vengono contaminati da materiali infiammabili e che l’effetto di isolamento elettrico risulta ridotto se gli indumenti sono bagnati, sporchi o umidi di sudore.

Per ulteriori approfondimenti sul settore metalmeccanico leggi anche: 

Dinamiche infortunistiche nell’industria metalmeccanica