Il rapporto del Sistema Nazionale per la Protezione dell'Ambiente (SNAPA), presentato il 3 dicembre 2024, evidenzia come il consumo del suolo in Italia rimanga troppo elevato, con 20 ettari consumati ogni giorno. Nel periodo di monitoraggio 2022-2023, sono stati trasformati in suolo artificiale altri 72,5 km², un dato inferiore rispetto all’anno precedente, ma comunque superiore alla media degli ultimi dieci anni, che si attesta su 68,7 km² all’anno.

Di cosa si tratta:

Il recupero delle aree naturali non compensa completamente il consumo, poiché gran parte del suolo ripristinato proviene da aree di cantiere o da superfici già considerate consumate in modo reversibile. A livello regionale, il suolo consumato supera il 5% in 15 regioni, con le percentuali più alte in Lombardia (12,9%), Veneto (11,86%) e Campania (10,57%). La Valle d'Aosta rimane la regione con la percentuale più bassa (2,16%).

Tra il 2006 e il 2023, l'Italia ha perso 1.289 km² di territorio a causa del consumo del suolo. Questo fenomeno ha impatti indiretti sui servizi ecosistemici e sulla biodiversità, che si estendono anche alle aree limitrofe a quelle urbanizzate. In particolare, in Puglia, l'impatto sul territorio circostante è significativo, con oltre il 45% nelle zone entro 60 metri dal suolo consumato.

Il consumo del suolo ha un notevole impatto visivo, percepito collettivamente come degradazione del paesaggio. L'indice di visibilità (NI) calcola la percentuale di spazio occupato dal suolo consumato rispetto al campo visivo dell'osservatore. Le strade e i cantieri sono i principali fattori di disturbo visivo, soprattutto in Puglia. Inoltre, il fenomeno dell'isola di calore urbana è correlato alla densità di suolo consumato e alla scarsa copertura arborea, con un incremento della temperatura superficiale nelle aree più urbanizzate.

La frammentazione del territorio riduce la superficie degli ambienti naturali e seminaturali, aumentandone l’isolamento e influenzando negativamente la connettività ecologica. Questo fenomeno è monitorato tramite l'indice "effective mesh-density" (Seff), che mostra un aumento della frammentazione dal 2006 al 2023, concentrandosi nelle aree costiere e urbane. Circa un quarto del territorio nazionale (23,61%) ha un alto grado di frammentazione.

Il degrado del suolo è valutato in base a tre indicatori: la copertura del suolo, la produttività e il contenuto di carbonio organico (SOC). A livello nazionale, il degrado complessivo è stimato al 21,2%, con valori superiori alla media nelle regioni del Centro Italia, come Lazio (33,9%) e Umbria (32,7%).

Conclusioni

Il consumo del suolo in Italia continua ad avere effetti negativi sull'ambiente, dai servizi ecosistemici alla biodiversità, passando per il microclima e la qualità del paesaggio. Nonostante alcuni tentativi di recupero, il bilancio resta negativo, con una crescente frammentazione del territorio e un impatto crescente sul degrado del suolo.