Posidonia spiaggiata: rifiuto o risorsa?
A cura della redazione
Sui fondali sabbiosi del Mar Mediterraneo sono presenti delle vere e proprie praterie di Posidonia oceanica. Queste piante svolgono un importante ruolo nell’ecosistema, ma come tutte le piante, anche esse nel loro ciclo perdono le foglie, che a seguito di mareggiate arrivano sulla spiaggia, formando accumuli nominate “Banquettes”, non gradite dai bagnanti che le considerano un rifiuto, quando nella realtà possono rappresentare una risorsa.
Di cosa si tratta
La posidonia oceanica si trova tra 30 e 35 m, fino a 50 m di profondità e copre circa l’1,5% dei fondali del Mediterraneo. Viene definita “polmone blu del nostro mare”, poiché essendo una pianta produce ossigeno in notevoli quantità. La sua presenza permette di prevenire l’erosione del fondale marino compattandolo, ed è indice di una alta qualità ambientale; infatti, rappresenta un indicatore per verificare lo stato ambientale delle acque marino-costiere.
La Posidonia tollera variazioni di temperature molto elevate: tra i 10°C e i 28°C, ma risulta sensibile ai cambiamenti di salinità e all’intensa attività umanaesca a strascico, raschiamento delle ancore, la cementificazione delle coste... Tutte queste pratiche stanno minacciando la presenza delle praterie, il cui tasso di scomparsa annuo nel Mediterraneo è pari al 5%. Situazione allarmante, che ha condotto il legislatore a intervenire includendo la Posidonia nella lista delle specie marine protette dalle Convenzioni di Berna e Barcellona recepita in Italia con la legge n. 175 del 27 maggio 1999. Anche le praterie di Posidonia sono state classificate in base alla Direttiva Habitat, come “habitat prioritario”, ovvero a rischio di estinzione, recepito in Italia con il Decreto del Presidente della Repubblica dell’8 settembre 1997, n. 357
Il D.lgs 152 del 2006 classifica la Posidonia come rifiuto urbano, dunque si applica la disciplina dei rifiuti in tutte le fasi: dal trasporto al recupero o smaltimento. Tuttavia, è necessario tenere presente che all’art.183 del Codice Ambientale vengono definite diverse attività di gestione dei rifiuti in cui viene specificato che: “non costituiscono attività di gestione dei rifiuti le operazioni di prelievo, raggruppamento, cernita e deposito preliminare alla raccolta dei materiali e delle sostanze naturali derivanti da eventi atmosferici o meteorici, incluse mareggiate e piene”.
La confusione legislativa sulla gestione della Posidonia spiaggiata è stata chiarita nel 2006, in cui è stata emanata la Circolare n. 8123: “Gestione della posidonia spiaggiata” indicando i possibili tipi di intervento da intraprendere in base alle specificità dei luoghi e delle situazioni sociali ed economiche.
Come può essere gestita la posidonia spiaggiata?
La pratica maggiormente utilizzata per la gestione della posidonia è quella del conferimento in discarica. Tale soluzione è una scelta ecologicamente scorretta ed economicamente svantaggiosa.
Sono da preferire dei trattamenti che prevedono il mantenimento in loco delle "banquettes", che vanno a costituire le cosiddette “spiagge ecologiche”. In alternativa, è possibile lo spostamento degli accumuli in zone appartate o spiagge limitrofe, l’interramento in sito oppure la re-immissione in ambiente marino. Per l’effettuazione di queste pratiche sono necessarie le autorizzazioni da parte dell’Autorità competente.
La posidonia oceanica la possiamo quindi non considerare solo un rifiuto, ma una risorsa per proteggere le spiagge del Mediterraneo dall’erosione.
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