L'art. 33 della Legge 104/92, così come richiamato dall'art. 42 del DLgs. 151/2001 (T.U. Maternità), prevede per i genitori e gli affidatari di minori con handicap grave, in alternativa al prolungamento fino a tre anni del congedo parentale, due ore di riposo giornaliero retribuito. A seguito del parere del Ministero del Lavoro 5 maggio 2004, n. prot. 15/0001820, relativo a orientamenti discordanti in materia presenti in diverse pubbliche amministrazioni, l'INPS, con il messaggio 24 marzo 2005 n. 013032, ha confermato che l'indennità INPS percepita dai lavoratori beneficiari di tali permessi tiene conto, nella retribuzione giornaliera di riferimento, della quota di tredicesima mensilità, o di altre mensilità aggiuntive. La quota della tredicesima non deve essere considerata a carico del datore di lavoro, così come già prevedeva l'art. 34, comma 5, del DLgs. 151/2001, e, al momento della corresponsione della tredicesima, dovranno essere dedotte le quote relative ai permessi L. 104/1992, in quanto già compresi nell'indennità INPS. La precisazione si è resa necessaria poiché sono giunte all'istituto assicurativo numerose richieste di precisazioni da parte di singole aziende e uffici territoriali a seguito dell'emanazione del parere del Ministero del lavoro sopra richiamato. Già nella circolare 24 marzo 1995 n. 80 si precisava che i permessi ex art. 33 della L. 104/92 danno diritto ad una retribuzione "in misura intera": tale espressione deve essere intesa nel senso che sono posti a carico INPS "tutti gli elementi della retribuzione rientranti nel concetto di paga globale di fatto giornaliera che vengono corrisposti normalmente e in forma continuativa", così come avviene per i permessi per allattamento. Ne consegue che l'indennità INPS tiene conto della quota della tredicesima mensilità (o altre mensilità aggiuntive) e il datore di lavoro, nel calcolare la tredicesima, deve considerali periodi neutri che non hanno alcuna incidenza.