L’industria italiana ed europea è di fronte a nuove sfide e deve essere protetta, preparata ma anche trasformata. La stessa Commissione europea ha iniziato a delineare i contorni di un nuovo scenario che prende il nome di Industria 5.0 e che delinea nuove prospettive industriali, politiche ma anche sociali basate su tre nuovi e importanti pilastri :

1) Uomo al centro (human centric)

2) Resilienza

3) Sostenibilità.

In questa nuova prospettiva, il focus passa dalle tecnologie dell’ Industria 4.0 ai cambiamenti ed a questi tre valori fondamentali che devono guidare gli sforzi delle organizzazioni.  

Cosa tratta :  

Abbiamo già visto con l’Industria 4.0 e la digitalizzazione che ne è derivata, che capire in anticipo le nuove sfide e le trasformazioni seguenti, può essere da un lato una leva di competitività ma d’altro canto per alcuni è diventata una necessità di sopravvivenza in tempi brevi. Comprendere esattamente quali cambiamenti porterà questa nuova rivoluzione, aiuta a prepararsi all’ impatto che la nuova industria 5.0 porterà all’ interno, ma anche all’ esterno delle organizzazioni.

Il termine Industria 5.0 ha iniziato a circolare dopo la pubblicazione del policy briefing della Commissione Europea del gennaio 2021, e che di fatto delinea i pilastri di una nuova fase evolutiva dell’ industria europea.

Nell’industria 4.0 sono stati usati gli oggetti connessi e le fabbriche intelligenti per ottenere vantaggi in termini di efficienza, produttività e flessibilità, Il modello era essenzialmente di tipo tecnologico e incentrato sull’ emergere di oggetti cyber-fisici che promettevano una maggiore efficienza grazie a connettività e all’ Intelligenza artificiale. Si è ritenuto, dopo ampio dibattito (in un altro policy briefing della CE del 2022) che Industria 4.0 non era la struttura adatta allo scopo. Non è infatti in grado di raggiungere gli obiettivi europei in un contesto di emergenza climatica e di crisi planetarie, proprio perché basato su logiche economiche e modelli di business (monopoli tecnologici e disuguaglianze economiche) che sono alla base delle emergenze che stiamo vivendo.

La logica è che manchi la necessaria distanza tra uso delle risorse e dei materiali e i relativi impatti negativi per l’ambiente, il clima e tutta la società.  La nuova Industria 5.0 poggia quindi su un nuovo modello di società e industria incentrato intorno all’uomo, che vuol dire costruire su quanto fatto già da Industria 4.0, spostando il focus principale dalle tecnologie peraltro ormai acquisite, all’ uomo.

Le novità riguardano :

  1. Caratteristiche rigenerative della trasformazione industriale : Unire economia circolare e le sue conseguenze come nuovi pilastri per la progettazione di nuovi valori
  2. Dimensione intrinsecamente sociale: Nuove logiche e nuove attenzioni al benessere dei lavoratori, necessità di inclusione sociale e adozione di tecnologie che non devono sostituire, ma integrare, le capacità umane quando possibile.
  3. Dimensione ambientale obbligatoria : Promuovere cambiamenti che eliminino l’uso di combustibili fossili, favoriscano l’efficienza energetica, attingano a soluzioni basate sulla natura, ripristinando la biodiversità e creando nuovi equilibri con l’ecosistema.

In questa nuova visione della società, uno dei valori che animeranno la produzione dovrà essere il benessere dei lavoratori. Anche se non è sicuramente un tema nuovo per l’industria (presente ad es. nell’agenda 2030), è un argomento che ha acquisito maggiore rilevanza anche grazie alla progressiva digitalizzazione, il cambiamento dei modelli lavorativi e la relativa evoluzione dei modelli sociali anche a causa degli eventi pandemici.

Il lavoro è cambiato.

In passato era più normale e facile accettare di lavorare per un' organizzazione di cui non si condividevano valori e non si apprezzava la cultura. Oggi, questi valori hanno preso maggiore importanza, e diventano cruciali nella scelta del posto di lavoro, che non è più visto solo come generatore di profitto ma anche come fattore essenziale di realizzazione della persona. Le nuove generazioni hanno masticato i temi della sostenibilità fin dall’ asilo e adesso, raggiunta l’età lavorativa, non intendono accettare vecchie organizzazioni inquinanti, economicamente spregiudicate, e/o socialmente pericolose. Il nuovo corso quindi è rappresentato dall’umano-centrismo che in un contesto sempre più automatizzato deve trovare nuove dimensioni lavorative, culturali e sociali.

Occorre trovare nuovi equilibri tra l’automazione e la creatività umana che inevitabilmente deve influenzare i processi. Solo completandosi a vicenda, responsabilizzando i lavoratori e usando i robot come strumenti multifunzionali anche per compiti faticosi, ripetitivi o pericolosi, è possibile lasciare spazio a progetti più complessi e creativi. 

La questione ambientale

L’ambiente diventa parte preponderante della nuova sfida di Industria 5.0. Platone parlava già nel 400 a.c. di utilizzo sostenibile delle risorse.

Sostenibilità quindi, non solo ambientale ma anche sociale (inclusiva) e soprattutto economica, cercando di garantire alle future generazioni lo stesso livello di benessere di quelle passate. L’approccio diventa quindi progettuale (by design) e si svolge su tre pilastri principali:

a)    Progettare per eliminare sprechi e inquinamenti

b)    Mantenere prodotti e materiali in uso/in circolazione per scopi produttivi

c)    Rigenerare i sistemi naturali.

Il tutto come ben spiegato dalla commissione al fine di offrire obiettivi chiari e mirati alla transizione ecologica tramite alternative più inclusive e distribuite rispetto agli attuali paradigmi. Per fare questo era necessario superare industria 4.0 che incoraggiava attività estrattive e di consumo con tecnologie digitali con risultati negativi su clima ed ecosistemi. L’economia europea, dopo le crisi economiche degli ultimi anni ha mostrato la sua fragilità (e la scarsa resilienza).

La dipendenza da alcuni paesi per componenti, materie prime ed energia, hanno messo a rischio la stabilità dell’UE. Le nuove politiche di industria 5.0 devono ridurre queste dipendenze e decentralizzare le catene di fornitura.

La sfida più importante : la digitalizzazione sostenibile.

Il documento della CE è perentorio : digitalizzare l’industria europea o cessare di esistere. I vantaggi sono palesi, ma affinché il processo abbia esiti positivi sul lungo termine, ci sono rischi che la commissione evidenzia ( e devono essere opportunamente trattati) : 

Rischio concentrazione poteri economici : rischio accumulo dati e valore nelle mani di poche organizzazioni (non UE).

Rischio crescita rapida : la rapidissima e costante trasformazione dei modelli economici crea preoccupazione in termini di sostenibilità.

Rischio centralizzazione : molte organizzazioni sono già estremamente dipendenti di precisi modelli di business. Il risultato è di molti lavoratori in precarietà e numeri elevatissimi di cittadini sotto sorveglianza attiva (pubblica E/o privata).

Rischio aumento emissioni generate da tecnologie digitali : internet genererà il 14 % delle emissioni globali entro il 2040. Il tutto rigorosamente con combustibili fossili.

Rischio crescente domanda di beni a disponibilità immediata. Le piattaforme spingono su entrate pubblicitarie e monetizzazione dei dati 

Quindi da un lato è importante digitalizzare ma dall’ altro questi rischi possono spingere in direzione opposta e devono essere gestiti in maniera preventiva. 

Infine misurare il tutto. La nuova visione industriale, in linea con le logiche qualitative chiede di misurare con idonei indicatori tutti i diversi fattori coinvolti.  

Quando scade 

I cambiamenti climatici sono una realtà, i numeri del 2022 sono chiari :

1.    310 eventi estremi (aumentati del 55%)

2.    una siccità che ad oggi non è conclusa (danni stimati per più di 6 miliardi di euro)

3.    29 morti

4.    Danni economici di difficile quantificazione.  

Diventa necessario e urgente quindi un nuovo approccio definito rigenerativo, per arrivare ad economie di tipo circolare, in modo da arrivare a trasformazioni di tipo sistemico e rendere finalmente sostenibili le attività di base e il mondo industriale europeo.  

Indicazioni operative 

Il secondo documento della Commissione Europea del 2022 esamina i temi trattati nel primo policy briefing (2021) e dettaglia tutti gli elementi che andranno a costituire l’Industria 5.0: 

- Digitalizzazione con l’uomo al centro con lo scopo rispettare i limiti del pianeta

- Sostenibilità e resilienza tramite una forte decentralizzazione.

- Responsabilità a livello di ecosistema produttivo e di catena di fornitura

- Progettazione di economia rigenerativa e circolare

- Riduzione della fragilità tramite autosufficienza ed adattabilità.

- Misurazioni e indicatori tramite metriche rigenerative e un più dettagliato quadro normativo Cambiamenti importanti quindi non più e non solo tecnologici, sorpassando le logiche e quelle tecnologie che (in gran parte) sono state protagoniste di Industria 4.0. Più nello specifico, le sei tecnologie chiave di Industria 5.0 sono:

- Personalizzazione interazione uomo-macchina

- Tecnologie maggiormente ispirate alla natura e materiali intelligenti

- Gemelli digitali e simulazione

- Miglioramento delle tecnologie per la trasmissione, l’immagazzinamento e l’analisi dei dati

- Implementazione dell’intelligenza artificiale

- Forte spinta sulle tecnologie per l’efficienza energetica, le energie rinnovabili, lo stoccaggio dell’energia e l’autonomia