Nessun cenno ai domestici nel Decreto sul contrasto all’immigrazione clandestina
A cura della redazione
Assindatcolf, commentando il DL 20/2023 che introduce disposizioni urgenti in materia di flussi di ingresso legale dei lavoratori stranieri e di prevenzione e contrasto all’immigrazione irregolare, chiede la Governo di ampliare l’ambito di applicazione del provvedimento, prevedendo espressamente delle quote dedicate al lavoro domestico, che risulta escluso da ben 12 anni.
Il DL 20/2023 che, essendo in vigore dall’11 marzo u.s. dovrà essere convertito entro il 9 maggio p.v., prevede in primis l’inasprimento delle pene per reati connessi all’immigrazione clandestina ed in secondo ordine nuove modalità di programmazione dei flussi di ingresso legale dei lavoratori stranieri.
Nel dettaglio, si stabilisce che le quote di stranieri da ammettere in Italia per lavoro subordinato saranno definite non più solo per un anno ma per un triennio (2023-2025), con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, previo parere – tra l’altro – delle Commissioni parlamentari competenti. In via preferenziale, le quote saranno assegnate ai lavoratori di Stati che promuovono per i propri cittadini campagne mediatiche sui rischi per l’incolumità personale derivanti dall’inserimento in traffici migratori irregolari.
Secondo Assindatcolf la strutturale carenza di personale domestico, ed in particolare di quello dedito all’assistenza di anziani e non autosufficienti, sta mettendo in seria difficoltà le famiglie, che non riescono più a trovare badanti, baby sitter e colf disposte a farsi assumere.
In un settore come quello domestico, in cui è storicamente prevalente la componente straniera, e soprattutto quella non comunitaria, sarebbe illogico continuare a non gestire la programmazione dei flussi di ingresso regolare. A rimetterci sono le famiglie, già alle prese con l’aumento dei costi del personale domestico.
Riproduzione riservata ©