Molestie e violenza nei luoghi di lavoro: i dati dell’indagine ILO
A cura della redazione
L’Organizzazione internazionale del lavoro (ILO), la Fondazione Lloyd’s Register e Gallup hanno pubblicato i risultati di un’indagine effettuata nel 2021, che ha coinvolto quasi 75.000 lavoratrici e lavoratori (di età superiore ai 15 anni) di 121 paesi e territori, la quale rivela che più di una persona su cinque (quasi il 23 per cento) ha subito violenza e molestie di natura psicologica o sessuale nell’ambito di lavoro.
Cosa tratta
L’indagine effettuata rappresenta la prima analisi globale che tenta di fornire una panoramica delle esperienze personali di violenza e molestie sul lavoro da parte delle persone.
Il fenomeno risulta molto delicato in quanto per diversi aspetti le persone sono restie nel parlarne: gli intervistati riferiscono che la "perdita di tempo" e la "paura per la propria reputazione" sono state le barriere più comuni.
Infatti solo poco più della metà (54,4%) delle vittime ha condiviso la propria esperienza con qualcuno, e spesso solo dopo aver subito più di una forma di violenza e molestia. Le persone risultano anche più propense a dirlo ad amici o familiari, piuttosto che utilizzare altri canali informali o formali.
Le violenze e le molestie nei luoghi di lavoro sono un fenomeno diffuso in tutto il mondo, con più di una persona su cinque (22,8% o 743 milioni) occupata che ne ha subito almeno una forma durante la propria vita lavorativa.
Tra le vittime
- il 17,9 % ha dichiarato di aver subito violenza e molestie di natura psicologica durante la propria vita lavorativa;
- l’8,5 % — gli uomini sono più propensi delle donne a parlarne — ha subito violenza e molestie fisiche;
- il 6,3 % (in particolare il genere femminile) ha subito violenze e molestie sessuali sul posto di lavoro.
Spesso gli episodi non sono sporadici ma si presentano più volto nel corso della vita lavorativa e per la maggior parte degli intervistati, l'ultimo incidente è avvenuto negli ultimi cinque anni.
I gruppi di soggetti maggiormente esposti a violenze e molestie sono:
- i giovani,
- i migranti,
- le donne.
Inoltre le persone che hanno subito discriminazioni di genere, stato di disabilità, nazionalità/etnia, colore della pelle e/o religione sono risultate più esposte a violenze e molestie sul lavoro rispetto a quelle che non hanno subito tale discriminazione.
Quando entra in vigore
Il rapporto mette in luce un problema che affligge così tanti lavoratori e lavoratrici in tutto il mondo, considerando anche che molti di essi non ne parlano. Questi dati forniscono una base che tutti, in particolare i Datori di Lavoro, possono utilizzare per monitorare il progresso necessario su questo problema fondamentale per la sicurezza.
Indicazioni operative
Secondo INAIL, per quanto attiene i rischi di molestie e di violenza, nella valutazione dei rischi essi devono essere considerati e analizzati sia per gli uomini che per le donne e riportati nel documento possibilmente in maniera disaggregata (sesso, età, paese di provenienza, tipologia contrattuale, ecc). Importante infine considerare elementi attinenti all’equilibrio vita privata-lavoro, agli orari di lavoro, alle possibilità di carriera. Anche grazie ai dati storici si è visto che è molto importante, valutare anche tutti gli eventuali precedenti episodi di molestie e violenze, e i fenomeni di discriminazione passati, perché soggetti a presentarsi nuovamente.
Ai fini della valutazione, gli strumenti a disposizione del datore di lavoro sono i seguenti:
- Metodologia INAIL per la valutazione e gestione del rischio stress lavoro correlato (sia quella valida per tutte le attività che quella specifica per il settore sanitario)
- UNI ISO 45003 - Gestione della salute e sicurezza sul lavoro - Salute e sicurezza psicologica sul lavoro - Linee di indirizzo per la gestione dei rischi psicosociali.
In allegato il rapporto “Experiences of Violence and Harassment at Work: A global first survey” (“Esperienze di violenza e molestie sul lavoro: Una prima indagine globale”).
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