La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 3596 del 14 febbraio 2011, ha stabilito che la giusta causa di licenziamento deve essere valutata in base alla gravità dei fatti e alla proporzionalità della sanzione (secondo l'art. 2119 c.c.).
Per stabilire in concreto l'esistenza di una giusta causa di licenziamento, che, a termini dell'art. 2119 c.c., deve rivestire il carattere di grave negazione degli elementi essenziali del rapporto di lavoro ed in particolare di quello fiduciario, occorre valutare da un lato la gravità dei fatti addebitati al lavoratore, in relazione alla portata oggettiva e soggettiva dei medesimi, alle circostanze nelle quali sono stati commessi ed all'intensità dell'elemento intenzionale, dall'altro la proporzionalità fra tali fatti e la sanzione inflitta, stabilendo se la lesione dell'elemento fiduciario su cui si basa la collaborazione del prestatore di lavoro sia in concreto tale da giustificare o meno la massima sanzione disciplinare; la valutazione della gravità dell'infrazione e della sua idoneità ad integrare giusta causa di licenziamento si risolve in un apprezzamento di fatto riservata al giudice di merito ed incensurabile in sede di legittimità, se congruamente motivato.