Licenziamento per condotta extra-lavorativa: la Cassazione traccia i confini della giusta causa
A cura della redazione
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 31866 dell'11 dicembre 2024, ha ribadito un principio cruciale in materia di licenziamento per condotta extra-lavorativa, fornendo indicazioni utili per datori di lavoro e lavoratori.
Comportamenti fuori dal lavoro, ma con impatto aziendale
La pronuncia sottolinea che il lavoratore non è solamente chiamato a svolgere le proprie mansioni, ma è tenuto a mantenere, anche al di fuori dell’ambito lavorativo, una condotta che non arrechi danno agli interessi morali e materiali del datore di lavoro. Questo obbligo si estende a comportamenti che possano minare il rapporto di fiducia, elemento fondamentale nella relazione lavorativa.
Giusta causa: rilevanza penale e rapporti familiari
Secondo la Corte, rientra nella nozione legale di giusta causa il caso in cui la condotta extra-lavorativa assuma rilevanza penale, specialmente se già oggetto di sentenza irrevocabile di condanna. La sentenza n. 31866 si basa su un caso di violenza abituale nei confronti della moglie, un comportamento ritenuto incompatibile con i doveri del lavoratore verso il datore di lavoro. Tali episodi, caratterizzati dal mancato rispetto della dignità altrui, ledono profondamente il rapporto di fiducia tra datore di lavoro e dipendente, rendendo impossibile la continuazione del rapporto. Questi comportamenti, anche se avvenuti in ambito privato, sono considerati gravemente lesivi dell’immagine aziendale e dell’etica professionale.
Implicazioni per chi lavora a contatto col pubblico
La decisione della Cassazione assume particolare rilievo per i lavoratori che svolgono mansioni che richiedono un costante contatto con il pubblico. In tali contesti, sono imprescindibili il rispetto e l’autocontrollo, e comportamenti extra-lavorativi che contraddicano tali valori possono giustificare il licenziamento per giusta causa.
Un monito per lavoratori e aziende
Questa sentenza non solo chiarisce i confini del potere disciplinare del datore di lavoro, ma lancia un monito ai lavoratori sull’importanza di mantenere una condotta irreprensibile anche al di fuori dell’ambito professionale. Per le aziende, invece, rappresenta un importante precedente per valutare casi simili con maggiore sicurezza giuridica.
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