In questi anni, in attesa di una nuova normativa (bloccata incomprensibilmente dal 2015), si è discusso molto sul significato del termine “sostanze psicotrope” che viene spesso citato dalle norme, senza peraltro darne chiara definizione. Quali sono e soprattutto quali sono i limiti di utilizzo, quali sono lecite e quali invece possono essere considerate alla stregua di stupefacenti. Anche l’art. 589 bis del codice penale (omicidio stradale), parla di : alterazione conseguente all’ assunzione di sostanze stupefacenti o psicotrope. In attesa di chiarimenti da parte di un legislatore italiano quanto meno distratto, è opportuno segnalare l’ottimo lavoro del INRS (equivalente francese della nostra INAIL) che questo mese pubblica un dossier approfondito sulla dipendenza da sostanze psicoattive, tema sempre più sentito e attuale, soprattutto nel post pandemia. 

Il documento INRS è in allegato (Lingua francese)

Cosa tratta :

Le problematiche relative al consumo di sostanze che hanno proprietà psicoattive (tabacco, alcool, droghe, psicofarmaci, ecc.), sono ben note da tempo e hanno riflessi importanti sia sui temi di salute pubblica che soprattutto sul mondo del lavoro. L’uso di queste sostanze, indipendentemente dal tipo di attività svolta, costituisce un serio rischio per la salute dei lavoratori ma da recenti statistiche potrebbe anche essere alla base di almeno il 30% degli infortuni sul lavoro e/o degli incidenti stradali.Il dossier fornisce anche elementi per capire i meccanismi della dipendenza e il loro impatto, ma soprattutto si sforza per fornire azioni preventive ai Datori Di Lavoro e ai RSPP. Di estrema importanza rimane la sorveglianza e il controllo dell’ assunzione da parte dei lavoratori, ma anche l’insieme di azioni preventive che possono essere messe in campo per ridurre i consumi e cambiare i comportamenti.

Il Datore Di Lavoro, aiutato anche dalle figure della prevenzione aziendali, devono garantire ambienti di lavoro sicuri,  accertandosi anche della salute (e quindi della lucidità) di tutti i lavoratori.

Il dossier è stato pensato per essere diviso in 5 distinte sezioni, in cui vengono affrontati argomenti diversi. La prima sezione definisce al meglio le dipendenze dividendo in tre macrocategorie i consumatori

  1.    Uso semplice
  2.    Uso nocivo
  3.    Dipendenza

La realizzazione di azioni per prevenire le pratiche di dipendenza, e non esclusivamente incentrate sulla dipendenza, consente un approccio più rilevante, rispetto al considerare solo uno dei tre casi. Viene descritta in maniera scientifica quali fattori possono portare un NON consumatore a diventare un consumatore prima e un dipendente dopo di una sostanza psicotropa. In questo inquadramento, un posto rilevante è occupato proprio dal posto di lavoro che viene considerato sia in positivo che in negativo come fattore determinante.Nella seconda sezione troviamo una lista completa di tutte le diverse sostanze, dei loro effetti principali, e del rischio di indurre dipendenza. Insieme ai ben noti alcool e droghe si affronta anche la questione farmaci. (ansiolitici, antidepressivi, ecc.). Ogni anno circa il 17% della popolazione francese assume, in primis ansiolitici ma anche sonniferi e antidepressivi e/o farmaci analgesici a base di oppiacei (codeina, morfina, tramadolo, ecc.) che hanno effetti psicoattivi. Alcuni farmaci, psicotropi o meno, possono alterare le capacità di guida e quindi può essere coinvolto in incidenti. Da rimarcare infine che anche l'assenza di trattamento può essere rischiosa, in particolare nel caso di disturbi dell'attenzione e del sonno legati, ad esempio, a una sindrome ansioso-depressiva.

Il medico competente aziendale deve valutare rischi e benefici di tutti questi trattamenti e decidere se il lavoratore è idoneo o meno a quella specifica mansione.Infine, il pericolosissimo poli-consumo, che viene definito come il consumo, il più delle volte regolare, di due o più sostanze psicoattive. L'associazione più frequente rimane quella di alcol e il tabacco, che colpisce circa il 6% della popolazione francese.

Esistono altri poli-consumi: alcol/tabacco/cannabis, cocaina/psicotrope, ecc. In queste situazioni, gli effetti delle sostanze psicoattive possono sovrapporsi, aumentando così i rischi per la salute e la sicurezza del consumatore.  La terza sezione analizza in concreto l’ambiente di lavoro e di come possa favorire o quanto meno rapportarsi con il consumo di sostanze psicotrope. L’ambiente di lavoro viene analizzato sia per i casi in cui il consumo può essere considerato come una conseguenza del lavoro svolto, sia nei casi in cui il consumo viene proprio fatto sul luogo di lavoro. Si può addirittura ritenere che l'esposizione dei lavoratori ai rischi psicosociali o a rischi muscoloscheletrici, a determinate organizzazioni e/o determinati ambienti di lavoro, può incoraggiare pratiche di dipendenza. Le sostanze psicoattive possono essere utilizzate per combattere lo stress, alleviare il dolore, cercare il piacere o una sensazione di benessere, ecc. Tuttavia, comportano rischi per la salute e la sicurezza, a breve, medio o lungo termine. In termini di salute, i rischi riguardano la comparsa di depressione, patologie cardiopolmonari, tumori, ecc., e la dipendenza dai prodotti consumati. In termini di sicurezza, il consumo di sostanze psicoattive può essere responsabile in particolare di disturbi della vigilanza e incidenti di lavoro . Infine la dipendenza può avere anche un impatto sociale. Infatti, maggiore è il consumo di una sostanza psicoattiva, maggiore è il rischio di perdere il lavoro. Dopo un’ inquadramento piuttosto completo anche dell’ ambiente di lavoro, è importante che il dossier si occupi anche degli aspetti preventivi. La quarta sezione infatti fornisce metodi e proposte concrete. Tra queste quella di individuare un team di persone che possa formare, informare e aiutare i lavoratori sui temi delle dipendenze.

Temi di più facile applicabilità nelle grandi aziende, ma che possono trovare riscontro anche nelle PMI, grazie ai servizi di prevenzione e protezione aziendali. Infine nella quinta e ultima sezione, vengono proposti concreti obiettivi di prevenzione, quali ad esempio la regolamentazione del consumo di alcol oppure una costante e importante sensibilizzazione dei lavoratori su questi temi, peraltro di scottante attualità. Il post pandemia ha visto infatti un aumento importante delle dipendenze, proprio da queste sostanze.Il dossier, alla fine non contiene regolamenti rigidi e norme vincolanti, ma appare più un insieme concreto di buone prassi, creato al fine di migliorare gli ambienti di lavoro, con il buon senso e l’esperienza che l’argomento richiedono.

Viene di fatto delineato un ambiente di lavoro sano in cui un lavoratore in difficoltà possa sentirsi libero di chiedere aiuto, e affidarsi a colleghi in caso di necessità senza lo stigma che spesso queste condizioni portano con sé. Un ambiente di lavoro insomma che oltre ad occupare buona parte della vita delle persone, ne possa in qualche modo migliorare la condizione e correggere abitudine che possono essere pericolose per se stessi e per gli altri.Il dibattito di questi ultimi due anni post-pandemici, ha ampiamente dimostrato come la costruzione di un ambiente di lavoro sano, e/o il benessere organizzativo, sia ormai diventato elemento imprescindibile all’interno delle organizzazioni, ma anche leva anche di carattere competitivo per migliorare direttamente il rendimento lavorativo. I benefici anche in questo caso prescindono dalla mera prevenzione dell’ abuso di sostanze stupefacenti o psicotrope, ma arrivano a concetti di salute mentale e di prevenzione della salute. E’ infatti importante rendersi conto di quanto il lavoro possa condizionare la nostra vita, di come possa influire sulla socialità e sulle condizioni anche psicofisiche, al di là del mero conteggio del tempo che gli viene dedicato quotidianamente. Quando scade INRS elenca le azioni che "scadono" da intraprendere nell’ immediatezza. Un dipendente con un problema comportamentale, spesso considerato in uno stato di presunta ebbrezza, è un pericolo. Da un lato, non è in grado di svolgere il proprio lavoro in completa sicurezza. Dall’ altro quando la vittima presenti segni indicativi di ubriachezza (respiro, iniezione della congiuntiva, ecc.), il disturbo comportamentale può essere segnale di un problema serio di salute che richiede trattamento urgente. La persona è tra l’altro a rischio di patologia cerebrali (emorragia, tumore, incidente vascolare cerebrale…), avvelenamenti (solventi, monossido di carbonio, sostanze psicoattive, ecc.), grave ipoglicemia, ecc. È quindi necessario che ciascun lavoratore sappia cosa fare di fronte a un collega che si presenta in modo anomalo con discorsi confusi, commenti incoerenti, equilibrio, agitazione, euforia, aggressività, indifferenza verso chi ti circonda o sonnolenza .Tre sono le fasi da considerare e che richiedono la consulenza del medico del lavoro: la gestione dell'emergenza, l'analisi dell'evento e il ritorno del lavoratore al suo posto di lavoro.1)     Segnalare l’emergenza. Quando un dipendente si accorge che un suo collega ha un problema comportamentale, allerta il datore di lavoro (o il suo rappresentante) ei servizi di emergenza secondo le istruzioni interne dell'azienda.2)    Fermare le attività pericolose. Il dipendente deve essere allontanato da qualsiasi attività pericolosa. Può trattarsi, ad esempio, dell'arresto di una macchina utensile utilizzata dal lavoratore o del trasferimento di quest'ultimo in un luogo sicuro e silenzioso (finestra chiusa, assenza di oggetti appuntiti, ecc.). Se l'isolamento non è possibile, potrebbe essere necessario evacuare gli occupanti del posto di lavoro che non partecipano alle cure del lavoratore. Occorre mantenere un dialogo con il dipendente, evitando commenti ostili o moralistici .3)    Soccorrere il lavoratore. Applicare gesti di primo soccorso; monitorare la vittima durante in attesa di aiuto,  e/o dell’ eventuale trasporto al pronto soccorso... 

Indicazioni operative.

Sempre INRS elenca quindi quali siano le chiavi del successo per la riuscita delle misure di prevenzione.

1) Considerare le dipendenze non come banale problema medico ma come meccanismi multifattoriali complessi.

2) Assicurare dialogo e accoglienza ai lavoratori in difficoltà

3) Favorire sostegno e solidarietà, evitando logiche repressive che non hanno mai ottenuto risultati.4)    Favorire l’informazione corretta, soprattutto in rapporto al tipo di lavoro e di organizzazione.