La plastica rappresenta ormai un problema globale ben documentato e la sua gestione è diventata una priorità per il futuro dell’ambiente. Il continuo aumento del consumo di plastica ha portato a numerosi studi volti a ridurre l’impatto ambientale, con lo sviluppo di materiali innovativi come le plastiche biodegradabili.

Di cosa si tratta:

Il consumo di plastica continua a crescere rapidamente: nel 2021 la domanda globale di plastica ha raggiunto circa 460 milioni di tonnellate. Secondo stime dell'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), questa cifra è destinata a raddoppiare entro il 2050. Nonostante gli sforzi per ridurre la produzione e incentivare il riciclo, la maggior parte della plastica viene ancora smaltita in discariche o inceneritori. Solo una minima parte, infatti, viene effettivamente riciclata.

La situazione è particolarmente critica nei Paesi in via di sviluppo e nelle economie emergenti, dove l’aumento della produzione di plastica e la mancanza di adeguate infrastrutture per la gestione dei rifiuti contribuiscono all'inquinamento, specialmente degli oceani.

Un'alternativa promettente alle plastiche convenzionali è rappresentata dalle bioplastiche, realizzate da fonti rinnovabili come materiali vegetali. Questi materiali offrono una minore impronta di carbonio rispetto alle plastiche tradizionali, poiché non dipendono dal petrolio come materia prima. Inoltre, alcune bioplastiche sono biodegradabili, il che le rende una scelta potenzialmente più ecologica.

Le bioplastiche si dividono in due categorie principali:

  1. Bioplastiche "drop-in": sono simili alle plastiche tradizionali (come il polipropilene e il polietilene) e possono essere utilizzate direttamente nei processi di produzione esistenti, ma sono realizzate con risorse rinnovabili. Questa tipologia riduce l'impatto ambientale grazie all'uso di risorse naturali invece dei derivati del petrolio;
  2. Plastiche biodegradabili: composti come PLA (acido polilattico) e PHA (poliidrossialcanoati) offrono vantaggi in termini di riduzione dei rifiuti. Tuttavia, per decomporsi correttamente, richiedono condizioni ambientali specifiche, come quelle presenti negli impianti di compostaggio industriale, e non si degradano facilmente in condizioni naturali o in discarica.

Nonostante i potenziali benefici, le bioplastiche biodegradabili hanno dei limiti significativi. Molti consumatori, ad esempio, non sono consapevoli che queste plastiche non si biodegradano ovunque: affinché si decompongano correttamente, è necessario disporre di infrastrutture adeguate, come impianti di compostaggio industriale. In loro assenza, le bioplastiche potrebbero comportarsi come le plastiche tradizionali, contribuendo all'inquinamento. Questo sottolinea la necessità di sensibilizzare maggiormente l’opinione pubblica e di migliorare le infrastrutture di compostaggio, specialmente nei Paesi dove queste mancano.

Per affrontare i limiti delle bioplastiche, l'industria sta sviluppando “bio-compositi”, ovvero materiali che combinano bioplastiche con fibre naturali come legno, canapa o cotone. Questi compositi sono più resistenti e duraturi rispetto alle bioplastiche pure, ampliandone le applicazioni in settori come l’edilizia. Tuttavia, ci sono ancora sfide da superare, come evitare che le fibre naturali si degradino durante i processi produttivi oppure migliorare le proprietà meccaniche dei materiali.

I “bio-compositi” potrebbero rappresentare un'importante evoluzione, consentendo la creazione di materiali biodegradabili più stabili, facili da smaltire e potenzialmente utilizzabili in un'ampia gamma di applicazioni industriali.

Conclusione:

Con l’avanzamento delle tecnologie di compostaggio e delle bioplastiche stesse, queste alternative sostenibili potrebbero diventare più accessibili e diffuse su larga scala. In particolare, il miglioramento delle infrastrutture di gestione dei rifiuti organici sarà fondamentale per garantire che le bioplastiche biodegradabili possano realizzare pienamente il loro potenziale nel ridurre l’inquinamento da plastica e contribuire alla transizione verso un’economia più circolare e sostenibile.

Le bioplastiche rappresentano sicuramente una promettente soluzione per ridurre l’impatto ambientale della plastica, ma è necessario anche un impegno continuo per superare i limiti attuali, sviluppando nuove tecnologie e sensibilizzando i consumatori riguardo al loro corretto utilizzo.