Lavoro notturno : classificato come cancerogeno per l’uomo
A cura della redazione
Cosa tratta?
Nella società moderna esistono comparti in cui il lavoro notturno è consuetudine quali ad esempio i trasporti, la sanità, la logistica e diversi tipi di produzione da sempre h24 -7/7. In altri comparti come la vendita al dettaglio e i servizi il lavoro notturno è in lenta ma inesorabile crescita.
Le stime più recenti affermano che a livello mondiale un lavoratore su cinque è impegnato nel lavoro notturno, a livello nazionale si stima che circa tre milioni di lavoratori lavorino di notte, ma il fenomeno appare in crescita.
La norma (Dl. 66/2003) considera come lavoro notturno il “periodo di almeno sette ore consecutive comprendenti l’intervallo tra la mezzanotte e le cinque del mattino “ e come lavoratore notturno, alternativamente:
- qualsiasi lavoratore che durante il periodo notturno svolga almeno tre ore del suo tempo di lavoro giornaliero impiegato in modo normale;
- qualsiasi lavoratore che svolga durante il periodo notturno almeno una parte del suo orario di lavoro secondo le norme definite dai contratti collettivi di lavoro. In difetto di disciplina collettiva è considerato lavoratore notturno qualsiasi lavoratore che svolga per almeno tre ore lavoro notturno per un minimo di ottanta giorni lavorativi all’anno; il suddetto limite minimo è riproporzionato in caso di lavoro a tempo parziale”.
Dal punto di vista prevenzionale, tante sono le novità derivate da questo nuovo e importante focus sul lavoro notturno. Prima di tutto occorre ricordare che i lavoratori notturni, sono già esposti a fattori di rischio noti e tipici del processo in cui sono chiamati ad operare quali ad esempio rischi chimici compresi cancerogeni, rischi fisici, ma anche rischi biologici e/o meccanici. Infine non ultimo occorre anche considerare e forse sommare i fattori individuali legati allo stile di vita e ambientali che possono concorrere ad aumentare i rischi di cancerogenicità.
Dall’ uscita della norma (2003) sono ben noti in Italia una serie di effetti negativi che il lavoro notturno può avere sul lavoratore e che derivano principalmente dalle alterazioni del ciclo circadiano quali un maggior rischio di malattie cardiovascolari, patologie gastriche, alterazioni della temperatura corporea e variazioni nelle secrezioni ormonali.
Da tempo tutte queste alterazioni fisiologiche sono state divise essenzialmente in :
- effetti a breve termine (disturbi del sonno, problemi gastrici, stress, aumento di peso, ecc.)
- effetti a lungo termine (stress, stanchezza cronica, malattie dell’ apparato gastroenterico e cardiovascolari, isolamento e stress lavoro-correlato).
A questi fattori ormai ben conosciuti, si aggiungono le novità dello studio IARC.
Si evidenzia una netta correlazione tra il lavoro notturno e un aumento significativo dei livelli di estrogeni nelle lavoratrici di sesso femminile ed una diminuzione generalizzata dei livelli di melatonina prodotta. La novità più importante riguarda quindi, anche in considerazione di quanto sopra, lo stretto legame rilevato tra il lavoro notturno ed alcuni fattori chiave dello sviluppo del cancro stesso quali una immunodepressione accentuata, fenomeni di infiammazione cronica e di proliferazione cellulare.
La monografia IARC ha sommato diversi studi, coinvolgendo gruppi di lavoro internazionali ed esperti interdisciplinari per arrivare a risultati certi e replicabili, scientificamente ineccepibili.
Non vi è dubbio che i nuovi dati e le nuove conoscenze fin qui commentate possano comportare grandi cambiamenti dal punto di vista igienistico-industriale, nella programmazione dei turni e delle pause/ferie e nel rispetto delle relative future norme.
Come sempre, la vera partita si giocherà però sul piano pratico e applicativo, tenuto anche conto delle residue difficoltà causate da questo post- pandemia e da altri contestuali fattori. Sarà interessante osservare e analizzare come le organizzazioni si adatteranno in maniera preventiva e prima degli obblighi che inevitabilmente si annunciano all’orizzonte.
Quando entra in vigore?
Ad oggi non ci sono indicazioni ufficiali. Sarà oggetto di inclusione di nuove e future direttive, nell’ ambito della revisione delle attuali norme e del piano strategico in materia di salute e sicurezza sul lavoro 2021-2027 che nelle priorità chiave ha quella di “anticipare e gestire il cambiamento”.
Due sono le considerazioni importanti, al di là degli obblighi normativi attuali e futuri
- Vantaggio competitivo. Il dato esiste. La letteratura è chiara. Qualcuno potrebbe appellarsi al fatto che in letteratura il dato era ben noto. Conoscere in anticipo i cambiamenti normativi e scientifici permette di anticipare gli obblighi di legge, ragionare senza fretta e compiere scelte adeguate e precauzionali per l’intera organizzazione e soprattutto per i lavoratori.
- Vantaggio prevenzionale ed etico. Nell’ ottica della prevenzione continua occorre anticipare ogni potenziale danno conosciuto e pubblicato, prima di curare. Il benessere del lavoratore anche notturno come obiettivo aziendale, al di là degli obblighi cogenti.
Indicazioni operative
- Job rotation come vantaggio prevenzionale
- Organizzazione e prevenzione : innovare per mantenere competitività.
- Change management : attenzione ai cambiamenti ed alle conoscenze scientifiche
- Compliance : la necessità ma anche il desiderio che l’organizzazione rispetti sempre le normative, aggiornandosi continuamente.
- Integrazione dei processi : HR comunica a RSPP e al Medico competente i gruppi di lavoratori esposti a rischi particolari (notturno, solitario, ecc). e tutti lavorano alla risoluzione delle criticità.
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