L’INAIL ha pubblicato un vademecum, realizzato dai ricercatori del Dimeila dell’Istituto, che approfondisce il tema analizzando caratteristiche e fattori di rischio dei materiali usati nei processi di produzione e fornisce indicazioni utili su misure di prevenzione e protezione

Cosa tratta?

La pubblicazione mette in risalto i possibili effetti avversi sulla salute dei lavoratori coinvolti nei processi di realizzazione di oggetti tridimensionali attraverso un metodo di produzione additivo a partire da un modello digitale. Infatti a partire dal 1986, anno della sua nascita, questo tipo di produzione si è evoluta velocemente ed è destinata a farlo anche negli anni a venire.

Viene utilizzata in diversi settori come le industrie aerospaziali, automobilistiche, meccaniche, manifatturiere e medicali e la tecnica più diffusa è l’estrusione: un filamento attraversa un ugello riscaldato a una temperatura al di sopra del punto di fusione del materiale e viene depositato sulla piattaforma di lavoro, che si trova ad una temperatura più bassa, andando a formare strato dopo strato l’oggetto desiderato.

Questo tipo di produzione impiega materiali diversi: sia i classici come polimeri, ceramiche, vetro, metalli e legno ma anche i più moderni come materiali biologici e nanomateriali.

Durante i processi termici che coinvolgono materiali plastici possono essere rilasciati irritanti del tratto respiratorio quali VOC (composti organici volatili), e particelle ultrafini (UFP). Tra i VOC potenzialmente emessi si possono menzionare lo stirene, il butanolo, il cicloesanone e l’etilbenzene, di cui sono noti gli effetti tossici. La concentrazione di essi può essere comunque influenzata dalla presenza di altri additivi o dai parametri di stampa.

Nelle lavorazioni in cui vengono utilizzati materiali metallici, possono essere rilasciate particelle dalle dimensioni infinitesimali che il corpo umano non è in grado di eliminare e il loro accumulo può determinare livelli tossici per la salute. Attualmente non è chiaro quale sia il livello di emissioni di PM rilasciato dalle stampanti 3D ma va sempre ricordato che i metalli, in particolare quelli pesanti, sono considerati potenzialmente cancerogeni.

Nel campo medico, la biostampa permette di riprodurre tessuti a partire dalle scansioni dell’organo da realizzare. Il NIOSH ha evidenziato, per gli operatori esposti, rischi biologici (generazione di aerosol, contaminazione microbica delle superfici, ecc.).

Anche i nanomateriali, come

  • gli ossidi di alluminio,
  • il diossido di zirconio,
  • nanocomposti contenenti nanoparticelle di biossido di titanio,
  • ossido di zinco,
  • grafene ossido,
  • argento e
  • nanotubi di carbonio

possono avere potenziali effetti avversi per la salute come infiammazione polmonare e asma ma non ci sono evidenze sulle conseguenze a lungo termine.

Quando entra in vigore?

Il vademecum è stato pubblicato ad Agosto 2022. La pubblicazione da parte di INAIL crea un precedente difficilmente ignorabile. Consigliabile quindi adeguare locali e processi in tempi utili.

Indicazioni operative

Come previsto dall’art. 225 comma 1 del D. Lgs. 81/08 “Il datore di lavoro, sulla base dell’attività e della valutazione dei rischi di cui all’articolo 223, provvede affinché il rischio sia eliminato o ridotto mediante la sostituzione, qualora la natura dell’attività lo consenta, con altri agenti o processi che, nelle condizioni di uso, non sono o sono meno pericolosi per la salute dei lavoratori”. Laddove non sia possibile attuare quanto appena descritto, il datore di lavoro è tenuto ad applicare specifiche misure di prevenzione e protezione.

Si precisa che, seppur non menzionata all’interno della pubblicazione, l’effettuazione di indagini ambientali può essere uno strumento fondamentale per accertare e quantificare la concentrazione di inquinanti nell’ambiente di lavoro, nel rispetto di quanto previsto dall’articolo 225 comma 2 del D. Lgs. 81/08.

Tra le misure di prevenzione e protezione, la priorità deve essere data ai DPC e quindi alle misure strutturali / ingegneristiche (es. contenimento, separazione, aspirazione, ventilazione) al fine di evitare che le sostanze emesse si diffondano nell’ambiente di lavoro.

 Qualora queste non siano sufficienti, è necessario prevedere l’utilizzo di adeguati DPI in relazione alle particelle emesse. In particolare si raccomandano maschere facciali filtranti almeno FFP2, guanti in gomma monouso, abbigliamento protettivo e occhiali di protezione. Ultima, non per importanza, è la formazione nei confronti di tutti i lavoratori esposti e la revisione del documento di valutazione dei rischi.