Alla fine del 2024 si sarebbe dovuto concludere il primo trattato internazionale delle Nazioni Unite per ridurre l'inquinamento causato dalla plastica, ma il percorso non è stato semplice. Ogni anno vengono prodotte circa 400 milioni di tonnellate di plastica, un dato che negli ultimi trent'anni è aumentato più di quattro volte. Con il ritmo attuale, entro il 2040 si potrebbe superare i 700 milioni di tonnellate annue, aggravando ulteriormente il rischio di inquinamento di fiumi e mari, dove finisce una parte significativa dei rifiuti.

Cos'è la plastica e perché è così diffusa

La plastica è uno dei materiali più utilizzati al mondo. Ha rivoluzionato molti settori, contribuendo in modo decisivo alla ricerca scientifica, allo sviluppo di nuovi materiali e al miglioramento della qualità della vita di milioni di persone. La sua applicazione è strettamente legata, ad esempio, alla sicurezza alimentare e a molteplici ambiti sanitari. Tuttavia, la sua produzione ha impatti ambientali significativi che sono difficili da gestire.

Nel marzo 2022, 175 paesi hanno firmato un impegno a Nairobi, in Kenya, per adottare un trattato internazionale sulla plastica. L’obiettivo era quello di creare regole comuni per ridurre l’inquinamento e limitare la produzione di plastica. Ma il raggiungimento di un accordo si è rivelato complicato. Durante l'ultima sessione a Busan, in Corea del Sud, i negoziati si sono arenati a causa della contrarietà dei paesi produttori di petrolio, la materia prima principale per la plastica.

Mettere d'accordo i paesi su come affrontare i problemi ambientali non è facile, soprattutto quando alcuni provvedimenti contrastano con gli interessi economici di alcune nazioni. I grandi produttori di petrolio, come l'Arabia Saudita, temono che norme troppo stringenti sulla plastica possano ridurre la domanda di idrocarburi e compromettere il loro sviluppo economico.

La plastica è uno dei settori che è cresciuto più velocemente nel secolo scorso. Questa espansione rapida non ha permesso di adottare regole globali per il suo smaltimento. La proposta di Panama, supportata da numerosi paesi, tra cui l'Unione Europea, mirava a ridurre la produzione di plastica a livelli sostenibili. Tuttavia, questa proposta è stata osteggiata dai rappresentanti dell'Arabia Saudita e degli altri grandi produttori di petrolio, che ritengono che il trattato debba concentrarsi esclusivamente sulla riduzione dell'inquinamento ambientale, senza limitare la produzione.

Nonostante la Cina sia il principale produttore di plastica al mondo, non fa parte della High Ambition Coalition, un gruppo di paesi favorevoli a ridurre la produzione di plastica. Il governo cinese è contrario alla riduzione della produzione di plastica per l'impatto economico che ciò potrebbe avere su molti settori produttivi. Tuttavia, la Cina ha mantenuto un atteggiamento più aperto, in particolare riguardo all'identificazione dei prodotti plastici che inquinano di più. Il coinvolgimento della Cina è cruciale per affrontare il problema dell'inquinamento da plastica.

Le attività di riciclo sono fondamentali per ridurre la plastica nuova, ma a livello globale meno del 10% della plastica viene effettivamente riciclata. La maggior parte finisce nelle discariche, viene bruciata o dispersa nell'ambiente. Si stima che circa l'85% dei rifiuti nei mari siano costituiti da plastica. Molte tipologie di plastica richiedono anni per degradarsi, e una volta frammentate in particelle più piccole, le microplastiche contaminano ogni ambiente, con effetti ancora in fase di studio su flora e fauna.

Conclusioni

La plastica non può essere completamente vietata, e il trattato in discussione non ha questo obiettivo. L’intento è trovare regole comuni per ridurre al minimo l'inquinamento e promuovere un uso responsabile del materiale. Tuttavia, gli interessi economici contrastanti sono evidenti. Ad esempio, nel 2023, agli incontri in Canada erano presenti circa 200 lobbisti delle industrie petrolchimiche, più degli scienziati incaricati di presentare i dati sull'impatto ambientale della plastica.

Come per altri trattati internazionali, anche quello sulla plastica richiede l’approvazione unanime. Questo implica che l’opposizione di uno o più paesi possa rallentare o addirittura bloccare l’intero processo. Alcuni stati sfruttano la mancanza di una vera e propria votazione per ostacolare i negoziati senza esporsi pubblicamente. Le trattative proseguiranno nel 2025, ma i tempi e i luoghi dei prossimi incontri sono ancora incerti.