La gestione del rischio campi elettromagnetici con le nuove tecnologie
A cura della redazione

L’Agenzia europea per la salute e sicurezza sul lavoro (EU-OSHA) pubblica un documento per indagare l’evoluzione del rischio dei campi elettromagnetici (EMF) con lo sviluppo delle nuove tecnologie, dagli smartphone di ultima generazione con 5G che ci accompagnano in ogni momento alla connettività applicata ai processi.
La natura dei campi elettromagnetici
I campi elettromagnetici sono una combinazione di:
- campi elettrici, generati anche da cariche elettriche anche puntiformi e la cui intensità dipende dalle variazioni di potenziale elettrico, ovvero di energia, nello spostamento delle cariche;
- campi magnetici, generati dallo spostamento della corrente elettrica, la cui intensità è proporzionale all’intensità del campo magnetico.
L’energia prodotta dai campi elettromagnetici viene propagata sottoforma di onde, che sono quindi caratterizzate da una frequenza (Hz), da una lunghezza d’onda (m), ampiezza dell’onda e intensità o energia.
La lunghezza d’onda è inversamente proporzionale alla frequenza e all’energia.
Le sorgenti di campi elettromagnetici, naturali o artificiali, possono emettere onde di grande varietà, rappresentate nello spettro elettromagnetico: da quelle a maggiore intensità (raggi gamma, X e UV), ovvero le radiazioni ionizzanti, alle onde radio e alle cosiddette ELF (extremely low frequency).
Il livello di esposizione viene misurato in base all’energia o intensità dell’onda che colpisce il corpo umano, rispetto ad un’unità di tempo o superficie o volume.
Le radiazioni ionizzanti hanno una trattazione a parte per i particolari effetti che producono, rompendo i legami fra le molecole.
In termini di effetti sul corpo umani, i campi elettromagnetici, essendo costituiti da cariche e correnti elettriche, vanno ad interagire con il sistema nervoso, provocando la stimolazione di nervi o muscoli. Inoltre, hanno impatto sui processi biologici e possono causare, ad esempio, un surriscaldamento dei tessuti, causato dall’attrito prodotto dal moto accelerato delle molecole stimolate da onde con radiofrequenze. Per approfondire, sono disponibili condotti dall’ICNIRP (International Commission on Non-Ionizing Radiation Protection), che ha indagato sugli effetti delle onde a varie frequenze da cui sono stati stabiliti i valori limite di esposizione utilizzati con riferimento.
Le nuove fonti di rischio
Quando parliamo di rischio dovuto a campi elettromagnetici, come nel documento EU-OSHA, ci riferiamo a un campo con intensità e frequenza minore e lunghezza d’onda maggiore. Le sorgenti artificiali presenti negli ambienti di lavoro sono molteplici, dalle più comuni (antenne, impianti di trasmissione per la telefonia mobile, cabine elettriche) alle macchine emettitrici più specifiche di settore.
Il documento si sofferma su alcune delle fonti che hanno visto un recente sviluppo:
- le reti di telecomunicazione, con l’introduzione del 5G, caratterizzata da frequenze più elevate delle precedenti generazioni, che ha per questo suscitato molta preoccupazione nella popolazione e su cui si stanno concentrando studi del programma EU Horizon;
- i nuovi impianti costruiti nell’ambito della transizione energetica, che ha visto, ad esempio, la diffusione di impianti fotovoltaici sia nelle abitazioni sia negli stabilimenti produttivi, con esposizione non solo del personale addetto all’installazione e alla manutenzione, ma di chiunque possa trovarsi nei pressi di componenti che emettono onde elettromagnetiche;
- l’ampia diffusione delle tecnologie WPT (Wireless power transfer), che al momento riguarda piccoli dispositivi di uso comune, ma si studiano applicazioni per la ricarica dei veicoli elettrici, robot, dispositivi medici;
- nuove apparecchiature nel campo della diagnostica e della medicina estetica, quindi non sono le macchine per la risonanza magnetica;
- strumenti come body scanner e altri che effettuano screening a fini di sicurezza su oggetti.
L’importanza dell’informazione
I campi elettromagnetici, per loro caratteristica, sono invisibili e la percezione del rischio dei lavoratori può essere fortemente compromessa da questo.
Per questo motivo, l’Agenzia europea stressa fortemente l’importanza di informare e formare i lavoratori, anche con l’utilizzo di sensori che rilevano campi elettromagnetici oltre una certa intensità, per dare evidenza ai soggetti esposti del rischio. Questi dispositivi sono anche utili a prevenire l’esposizione, segnalando la presenza dei campi magnetici a lavoratori che possono inavvertitamente avvicinarcisi, o per il monitoraggio dei lavoratori regolarmente esposti, come elettricisti, addetti alla sicurezza degli aeroporti, fisioterapisti, etc..
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