Negli anni si è verificato un aumento delle ICA (infezioni correlate all’assistenza), ovvero di tutte quelle patologie infettive che si manifestano nelle strutture sanitarie. L’attività di disinfezione, attraverso l’utilizzo di prodotti chimici e/o formulazioni, sia manuale che automatizzata, si qualifica nella valutazione del rischio da agenti biologici quale misura di sicurezza di tipo collettivo da attuarsi in via prioritaria.

Cosa tratta

Una recente pubblicazione INAIL dal titolo “La disinfezione di dispositivi ed impianti come misura di sicurezza negli ambienti sanitari ed in quelli ad essi assimilabili” passa in rassegna i più diffusi agenti biologici in grado di svilupparsi nelle strutture sanitarie ma anche nelle strutture ricettive per i quali la disinfezione rappresenta uno strumento fondamentale di contenimento.

Gli agenti biologici che possono arrecare un danno alla salute, sono quelli denominati patogeni e sono inseriti nei gruppi da 2 a 4 all’interno del Titolo X del D. Lgs. 81/08, in particolare quelli che in ambito nazionale e nei Paesi della UE sono frequentemente responsabili di patologie piuttosto diffusive nella popolazione, fanno parte del gruppo di rischio

  • 2 (Clostridium spp, Clostridium difficile, Klebsiella spp, Klebsiella pneumoniae, Legionella spp, Legionella pneumoniae, ecc.)
  • 3 (Mycobacterium tuberculosis, Rickettsia typhi, Yersinia pestis, Virus del vaiolo della scimmia, Sars Cov-2, ecc.)
  • 3** (virus dell’epatite B e C e l’HIV).

Il rischio biologico, negli ambienti sanitari e in quelli ad essi assimilabili, si identifica generalmente con una possibile esposizione ad agenti biologici, di pazienti/utenti ed operatori, che possono causare un’infezione/patologia infettiva.

L’attività di disinfezione, attraverso impiego manuale di prodotti chimici e/o formulazioni, mediante uso di apparecchiature, dispositivi, impianti, si qualifica nella sopra citata valutazione del rischio quale misura di sicurezza di tipo collettivo da attuarsi in via prioritaria.

La pubblicazione analizza in particolare:

  • Il reprocessing, ovvero il trattamento di decontaminazione, detersione e disinfezione al fine di evitare la trasmissione di infezioni di endoscopi e relativi accessori.
  •  La disinfezione / decontaminazione dell’impianto idrico di strutture recettive/comunitarie diversificate, quali ad esempio alberghi, case di riposo, RSA e ospedali, in quanto sede di numerosi casi di patologie infettive, quali ad esempio la legionellosi.
  • La disinfezione/decontaminazione dell’aria in ambienti confinati.

Quando entra in vigore

La pubblicazione INAIL è un valido strumento di supporto per i Datori di Lavoro al fine di individuare i pericoli e valutare di conseguenza il rischio biologico all’interno delle strutture sanitarie e ricettive, nel rispetto di quanto previsto dall’art. 28 del D. Lgs. 81/08.

Indicazioni operative

Il datore di lavoro effettua la valutazione del rischio biologico considerando quanto indicato dagli artt. 271, 272 e seguenti del Titolo X.

In tutte le attività per le quali la valutazione evidenzia rischi per la salute dei lavoratori il datore di lavoro attua misure tecniche, organizzative e procedurali, per evitare ogni esposizione degli stessi ad agenti biologici.

Nei casi specifici sopra indicati:

  1. Le apparecchiature utilizzate per il trattamento di reprocessing, ai sensi del Regolamento (UE) 2017/745, devono essere realizzate in conformità alla norma tecnica UNI EN 15883 - 4 e devono possedere la relativa documentazione tecnica che ne attesti la conformità alla norma stessa, rilasciata da organismi terzi indipendenti di riferimento nel settore.
  2. La disinfezione / decontaminazione dell’impianto idrico deve essere effettuata utilizzando composti disinfettanti conformi per dimostrazione di efficacia alle norme tecniche europee e posizionando sistemi filtranti tecnologicamente avanzati, classificabili quali dispositivi di protezione collettiva, nei punti terminali dell’impianto, in alcuni snodi appositamente selezionati oppure in-linea a monte delle apparecchiature, vasche, riuniti, ecc.
  3. L’impiego di adeguati ricambi d’aria e di idonei sistemi filtranti è il metodo più semplice ed efficace di decontaminazione dell’aria in ambienti confinati. La filtrazione deve essere quella definita ad “alta efficienza” in relazione alla norma tecnica europea EN 1822:2019 (filtri HEPA o ULPA). Qualora non sia possibile impiegare impianti di ventilazione o sistemi di filtrazione, occorre individuare nella struttura gli ambienti ritenuti prioritari ove utilizzare apparecchiature per la decontaminazione dell’aria.

 

In allegato il fact sheet INAIL “LA DISINFEZIONE DI DISPOSITIVI ED IMPIANTI COME MISURA DI SICUREZZA NEGLI AMBIENTI SANITARI ED IN QUELLI AD ESSI ASSIMILABILI”.