La BPCO è una malattia sempre più diffusa: qual è il rapporto tra esposizione occupazionale e privata?
A cura della redazione
L’ultimo factsheet INAIL si sofferma sulla broncopneumopatia cronica ostruttiva, riconoscibile anche con la sigla BPCO. I dati dimostrano quanto il fenomeno sia ancora sottostimato: sia da parte dei pazienti nel riconoscerne i primi sintomi, sia da parte degli specialisti della salute nel porre una scarsa attenzione in fase di anamnesi e diagnosi.
Cosa tratta
La BPCO è definita come “una condizione eterogenea del polmone caratterizzata da sintomi cronici respiratori (dispnea, tosse, produzione di espettorato) dovuti ad anormalità delle vie aeree (bronchiti, bronchioliti), e/o alveolari (enfisema) che causano persistenti e spesso progressive ostruzioni delle stesse”.
La BPCO è considerata una malattia sistemica, caratterizzata da una lunga latenza e con sintomi, come la dispnea, la tosse e/o la produzione di espettorato che si manifestano, almeno inizialmente, in maniera subdola.
I fattori di rischio della BPCO possono essere divisi in:
- non modificabili, ovvero legati alla suscettibilità individuale e che includono, tra gli altri, l’età, il genere, le comorbidità (asma ed iperreattività delle vie aeree) e la predisposizione genetica;
- modificabili, ovvero voluttuari, occupazionali ed ambientali.
Tra i fattori modificabili ci sono
- l’esposizione a vapori, gas, polveri e fumi identificati dall’acronimo inglese VGDF (vapours, gases, dusts, fumes),
- il fumo di sigaretta (attivo, passivo),
- l’inquinamento outdoor e indoor (l’esposizione da combustibili a biomasse),
- lo stato socio-economico di povertà, la malnutrizione e le infezioni polmonari (di origine virale, batterica o fungina).
Il fumo di tabacco è considerato ancora il più importante fattore di rischio della BPCO (è individuato tra il 40 e il 70 % della popolazione) ma si fa sempre più strada anche l’importanza dell’esposizione occupazionale (attribuibile a circa il 12% della popolazione).
Infatti a livello mondiale si prevede, nei prossimi trent’anni, un aumento progressivo del numero dei casi di BPCO dovuto all’esposizione al fumo di tabacco, all’inquinamento ambientale (indoor/outdoor) ed occupazionale oltre che al progressivo invecchiamento della popolazione (anche lavorativa).
Nonostante la BPCO sia attualmente la terza causa di morte al mondo, si stima che la prevalenza della patologia sia fortemente sottostimata e sottodiagnosticata in tutti i Paesi, con una percezione del rischio ancora molto bassa.
In generale, la sottodiagnosi della patologia e di conseguenza anche la sottodenuncia di malattia professionale possono essere imputabili a:
- assenza di indicatori che consentano di differenziare la BPCO occupazionale da quella correlata al tabagismo;
- incompleta conoscenza delle malattie professionali da parte dei medici che effettuano la diagnosi.
Per quanto riguarda i fattori di rischio legati alla BPCO, oltre a quanto già riportato si riporta che:
- l’evidenza di questa malattia è ormai pressoché identica tra uomini e donne, essendo aumentata la presenza di queste ultime nel mondo del lavoro e la loro abitudine tabagica;
- la BPCO può manifestarsi anche prima dei 40 anni ma con difficoltà di diagnosi in quanto i sintomi non sono ben evidenti;
- Oggi circa il 10 - 20% dei casi ha concause lavorative e/o ambientali e, nei pazienti in cui l’esposizione occupazionale è una possibile causa, l’abitudine tabagica rappresenta un fattore di rischio additivo/sinergico;
- un alto livello di inquinamento atmosferico diminuisce lo sviluppo dei polmoni nei bambini, accelera la disfunzionalità respiratoria negli adulti e determina, nei Paesi a basso e medio reddito, il 50% di casi di BPCO.
All’interno del factsheet, INAIL riporta anche un elenco con le sostanze che in maniera “certa” e “probabile” sono associate alla BPCO. Tra le cause certe vi è l’esposizione alla silice, argomento a cui abbiamo già dedicato un nostro recente articolo.
Quando entra in vigore
La scheda è stata pubblicata ad Aprile 2023 e rappresenta uno strumento utile a sensibilizzare sia i Datori di Lavoro nella corretta valutazione e gestione del rischio legato a vapori, gas, polveri e fumi ma anche i Medici del Lavoro e gli specialisti della salute nella giusta anamnesi e diagnosi della patologia.
Indicazioni operative
Nel trarre le conclusioni, è importante ribadire come la diagnosi clinica di BPCO dovrebbe essere presa in considerazione da parte dei medici, in tutti i pazienti che presentano dispnea, tosse cronica con espettorazione e/o una storia di esposizione ai fattori di rischio per la malattia.
È inevitabile sottolineare che, vista la lunga latenza della malattia, la migliore prevenzione è la rimozione dei fattori di rischio, in primis il tabagismo.
Il ruolo del Datore di Lavoro è quello di
- individuare all’interno del proprio ambiente di lavoro l’eventuale esposizione agli agenti potenzialmente dannosi e gestirli correttamente;
- informare e formare correttamente tutti i lavoratori, in particolare quando la loro esposizioni occupazionali può essere associata allo sviluppo di BPCO;
- collaborare con il medico competente nella predisposizione di adeguati interventi di promozione della salute (es. disassuefazione tabagica, raccomandazione di una dieta sana ed equilibrata, un’adeguata attività fisica e idonee strategie vaccinali).
Si rimanda alla pubblicazione INAIL “BRONCOPNEUMOPATIA CRONICA OSTRUTTIVA OCCUPAZIONALE” in allegato per ulteriori dettagli.
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