L’impatto del cambiamento climatico sul lavoro
A cura della redazione
INAIL come ogni mese, pubblica un periodico statistico, che per questo numero di luglio, è dedicato, tra le altre cose alla valutazione dei rischi climatici
Cosa tratta?
Al cambiamento climatico, che si sta imponendo come un nuovo fattore da considerare nella valutazione dei rischi sul lavoro, è dedicato un focus di approfondimento tecnico-scientifico all’interno del numero di luglio di Dati Inail, il periodico curato dalla Consulenza statistico attuariale (Csa) dell’Istituto.
È ormai evidente che il cambiamento climatico può avere conseguenze dirette e indirette sulla salute e sicurezza dei lavoratori, soprattutto per coloro che operano all’aperto, aggravando rischi professionali esistenti e facendone emergere di nuovi.
Effetti dovuti a caldo estremo, radiazioni ultraviolette, piogge violente, inondazioni, dissesto idrogeologico, siccità e incendi, rappresentano già un grave problema in Italia. A ciò va aggiunto che l’aumento globale delle temperature e le modifiche nell’uso del territorio (come ad esempio l’urbanizzazione di aree rurali) favoriscono l’introduzione di nuovi vettori biologici e agenti infettivi, con rischio di infezioni e focolai epidemici in zone prima indenni.
Quando entra in vigore?
Pubblicazione del 28 luglio 2023.
Indicazioni operative
La complessiva valutazione dei rischi ai sensi dell’art. 17 del d.lgs.81/08 dovrebbe dunque prendere in considerazione gli eventuali impatti del cambiamento climatico sull’organizzazione, operando un’accurata analisi e mettendo a punto specifiche misure:
- identificazione di ambienti di lavoro, attività e mansioni più esposte,
- determinazione dei lavoratori più vulnerabili,
- presenza di fattori aggravanti quali lo sforzo fisico (per esempio in cantiere o nei campi),
- predisposizione di procedure di lavoro ordinario o di emergenza,
- attuazione di misure sia di tipo strutturale e tecnico, sia di tipo organizzativo e individuale.
Il rischio di stress termico sul luogo di lavoro può essere ridotto attraverso misure tecniche e organizzative e istituendo un piano d'azione per il calore. Per i lavoratori dovrebbero essere attuate misure tecniche, come ad esempio:
- rimodulazione degli orari e dei turni di lavoro in modo da evitare o ridurre l’esposizione nelle ore più calde;
- installazione di ripari per creare ombra nelle aree di lavoro all'aperto e consentire le giuste pause e un adeguato ristoro nelle ore più calde;
- installazione di punti di fornitura d'acqua in più siti;
- fornitura di protezioni e indumenti adatti a caldo e a radiazioni ultraviolette (cappello/casco a tesa larga, creme solari protettive; laddove disponibili, Dpi con funzione di raffreddamento come gilet, magliette e berretti refrigeranti);
- installazione di aree/impianti di raffreddamento nei luoghi di lavoro interni;
- ecc..
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