Invecchiamento della popolazione attiva e malattie professionali
A cura della redazione
INAIL pubblica una nuova fact sheet, essa si sofferma sulla quota sempre crescente di lavoratori anziani, che porta ad avere una ripercussione sul numero di malattie correlate al lavoro
Cosa tratta?
L’Oms definisce come lavoratore che invecchia (aging o ageing) colui che ha superato l’età di 45 anni e come lavoratore anziano (aged) chi ha oltre 55 anni. I dati relativi agli ultimi anni mostrano che i lavoratori in età avanzata costituiscono una parte crescente della forza lavoro, e di conseguenza la gestione della SSL per tale classe di lavoratori è divenuta una priorità per le politiche nazionali ed europee.
In particolare, gli occupati di età compresa tra 55 e 64 anni, gruppo che nel 2010 rappresentava il 12,5% del totale degli occupati (15 - 64 anni), è salito al 19,0% nel 2021. Dal 2010 al 2021, nell’UE-27 gli over 55 tra i lavoratori sono in continua crescita, sia in termini assoluti (da più di 19 milioni a quasi 33 milioni) che relativi (dal 12,6% al 19,4% della forza lavoro). Al contrario i lavoratori under 55 hanno un andamento quasi stazionario in termini assoluti (da circa 135 milioni a 136 milioni) e decrescente in termini relativi (da 87,4% ad 80,6% della forza lavoro). Nello stesso periodo l’Italia ha mostrato un incremento dei lavoratori over 55 ancora più marcato rispetto all’UE-27, si è registrato un balzo da circa 1,8 milioni a circa 3,7 milioni. Considerando anche il genere (dati non in tabella) e sempre riferendosi al periodo 2010 - 2021, in Italia nella fascia di età over 55 si è registrato un incremento più sensibile tra le donne (dal 10,6% al 20,9% della forza lavoro) che tra gli uomini (dal 11,4% al 19,1%).
Con l’invecchiamento della popolazione lavorativa sono stati rilevati incrementi di limitazioni e di non idoneità alla mansione espresse dal medico competente nel corso della sorveglianza sanitaria, soprattutto per lavoratori “anziani con malattia”, in particolare se addetti a mansioni faticose o impegnative. Conseguentemente risultano aumentate nelle fasce di età più avanzate anche le malattie correlate al lavoro.
Considerando il periodo 2010 - 2020, le segnalazioni riguardanti la classe di età 55 anni e oltre sono cresciute dal 40,7% del 2010 al 57,2% del 2020. In ottica di genere, la proporzione di casi degli ultra 55-enni passa per gli uomini dal 44,3% del 2010 al 62,6% del 2020, mentre per le donne dal 29,3% al 45,7%. Nello stesso periodo è praticamente raddoppiato il numero di segnalazioni per le lavoratrici over 55 (da 844 a 1.519), mentre è minore l’incremento di segnalazioni per i lavoratori.
Tra i lavoratori anziani si osservano più frequentemente le entesopatie periferiche (12.973 segnalazioni), le patologie dei dischi intervertebrali (10.959 segnalazioni) e la perdita dell’udito (9.038 segnalazioni); queste tre voci ICD comprendono oltre il 52% delle segnalazioni con nesso di causa positivo.
Con l’avanzare dell’età tendono a ridursi alcune capacità individuali, principalmente fisiche e sensoriali, e si vedono aumentare malattie croniche, come i tumori e i disturbi muscolo-scheletrici, spesso favoriti dalla pregressa esposizione.
Quando entra in vigore?
Scheda informativa pubblicata il 16 ottobre 2023.
Indicazioni operative
Ricordiamo che il d.lgs. 81/2008, prescrive ai datori di lavoro di effettuare la valutazione dei rischi considerando anche alcune caratteristiche individuali dei lavoratori come l’età, con la finalità di adeguare quanto più possibile il lavoro all’uomo e non viceversa. Ai fini della valutazione può essere di aiuto una mappa descrittiva dei compiti, delle mansioni, dei ruoli con particolare attenzione ad identificare la distribuzione per età, ad esempio sopra e sotto i 45 anni.
Il medico competente dovrebbe essere coinvolto anche nella definizione dei compiti lavorativi e dei rischi correlati, soprattutto se ai lavoratori anziani sono già state impartite limitazioni/prescrizioni. Un utile strumento a disposizione dei medici competenti per il monitoraggio della capacità lavorativa, soprattutto nella popolazione anziana, può essere il questionario per la valutazione del Work ability index.
Anche l’ambiente di lavoro può svolgere un ruolo fondamentale nella promozione di uno stile di vita sano, che possa prevenire il declino psico-fisico, contribuendo a mantenere la capacità lavorativa.
La formazione, l’informazione e la valorizzazione delle competenze rivestono un ruolo chiave per cercare di arginare i pericoli e valutare consapevolmente i rischi che ne derivano.
Infine, sarebbe auspicabile la progettazione di programmi, campagne ed altre iniziative capaci di sensibilizzare datori di lavoro e lavoratori su specifiche misure di prevenzione e condurre a un miglioramento della sicurezza e della salute sul lavoro di questa fascia di lavoratori sempre più rilevante.
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