Indennità di maternità: la cura del figlio disabile non può essere esclusa
A cura della redazione
La Corte Costituzionale, con la sentenza n. 158 del 13 luglio 2018, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 24, comma 3, D.Lgs. 151/2001, nella parte in cui non prevede che, ai fini del computo dei sessanta giorni previsti dall’art. 24, c. 2, del medesimo decreto, non si tenga conto del periodo di congedo straordinario ex art. 42, c. 5, D.Lgs. 151/2001, di cui la lavoratrice gestante abbia fruito per l’assistenza al coniuge convivente o a un figlio, portatori di handicap in situazione di gravità accertata ai sensi dell’art. 4, c. 1, L. 104/1992.
Come noto, la legge accorda l’indennità giornaliera di maternità anche alle «lavoratrici gestanti che si trovino, all’inizio del periodo di congedo di maternità, sospese, assenti dal lavoro senza retribuzione, ovvero, disoccupate», purché «tra l’inizio della sospensione, dell’assenza o della disoccupazione e quello di detto periodo non siano decorsi più di 60 giorni» (art. 24, c. 2, D.Lgs. 151/2001).
L’art. 24, c. 3, in commento esclude dal computo dei 60 giorni le «assenze dovute a malattia o ad infortunio sul lavoro, accertate e riconosciute dagli enti gestori delle relative assicurazioni sociali», il «periodo di congedo parentale o di congedo per la malattia del figlio fruito per una precedente maternità», il «periodo di assenza fruito per accudire minori in affidamento» e il «periodo di mancata prestazione lavorativa prevista dal contratto di lavoro a tempo parziale di tipo verticale».
Secondo la Consulta, la tutela della maternità e la tutela del disabile, pur con le peculiarità che le contraddistinguono, non sono antitetiche, perché perseguono l’obiettivo comune di rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana (art. 3, c. 2, Cost.). Per questi particolari vincoli di solidarietà, connessi alla cura del coniuge o del figlio disabili con handicap in condizione di gravità accertata, si impone l’estensione della deroga sancita dall’art. 24, c. 3, D.Lgs. 151/2001.
Riproduzione riservata ©